Regia di Louis Nero vedi scheda film
Louis Nero prosegue il suo percorso di sperimentazione: tra quadro e schermo, tra documentario e fiction, fra filologia e suggestione pittorica. Dopo aver pedinato vite e misteri del Golem e del monaco Rasputin, è il turno di Dante Alighieri, la cui Divina commedia è sviscerata da studiosi, registi, attori, scrittori, per far emergere i suoi legami con il mondo dell’esoterismo e della massoneria, in particolare con l’ordine dei Fedeli d’amore e col pitagorismo, culto che lo unisce alla guida Virgilio. L’esagitato incipit in stile finto found footage ci precipita in una dimensione occulta, dove il regista medesimo e un’assistente vengono trascinati al cospetto di figure misteriose, ma il film si getta subito con un salto mortale nel documentario classico e per un’ora e mezza giustappone gli interventi di Silvano Agosti e Valerio Massimo Manfredi, di Gabriele La Porta e Roberto Giacobbo e molti altri. Lezioni frontali, tanto approfondite quanto impegnative, che scavano nel testo del poeta e nel suo “parlar sottile”. A far da collante, F. Murray Abraham incarna Dante e si rivolge direttamente allo spettatore, in qualche modo chiamato a farsi coinvolgere in un percorso iniziatico. Tanto è audace la commistione di registri e linguaggi (durante i seriosi monologhi degli intervistati, demoni e creature si animano in sovrimpressione all’interno dell’inquadratura), quanto ingessato e ambiguo il risultato, in cui la varietà delle voci raccolte lascia più di un dubbio sulla credibilità delle ipotesi.
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