FESTIVAL DEL CINEMA DI LOCARNO 2014 - CONCORSO INTERNAZIONALE
Lo statunitense Listen up Philip, dell'indipendente Alex Ross Perry, e' una commedia parlatissima arguta e sapida in stile Sundance (infatti proprio da li proviene), incentrata sulle ambizioni, la logorrea, le meschinerie, le paure di chi vive la propria esistenza sempre e costantemente alla ricerca di un successo, basato su un talento, letterario in questo caso, che e' tutto da verificare, e che dipende strettamente da una massa di fruitori che si pretende possa santificarti, ma in realta' si odia e si considera meschina ed inferiore, ignorante e mai all'altezza del proprio sofisticato ego.
Un film dai dialoghi brillanti ed arguti che conquista il pubblico, nonostante l'atteggiamento decisamente scostante, glaciale, cinico e fastidioso dei suoi due protagonisti/antagonisti, molto a loro agio a rendere la negatività di due arroganti senza rimedio, pavoni di se stessi e prestigiatori di parole, venditori di discorsi e illusionisti del nulla. E che ha saputo conquistare pure la Giuria, che ha inteso premiarlo - cosa di cui sono piuttosto perplesso - con il Premio Speciale.
Il confronto/scontro tra un famoso scrittore da anni in crisi creativa, e forse per questo segregato in un poco conosciuto e tranquillo luogo di villeggiatura/campagna, ed un aspirante scrittore di successo trentenne anche docente universitario scostante e poco collaborativo, gia' forte di un suo primo romanzo piuttosto ben considerato da critica e pubblico, tira fuori cinismi e cattiverie spontanee con cui ognuno dei due elementi cerca di approfittare dell'altro per lanciarsi o rilanciarsi: scoprendo che ognuno dei due ha bisogno dell'altro, giocando ognuno la propria partita a scacchi fondamentale e cercando di approfittare del suo compare e delle relative debolezze, per intraprendere la strada del successo, o ritrovarla.
Nel contempo per il logorroico Philip, la sua ascesa, o pseudo tale, corrisponde ad un suo continuo isolarsi col resto del mondo, con le sue donne o ex-donne, tutte decise a lasciarlo da parte o a lasciargli intraprendere da solo la scalata al successo, che fa solo rima con possesso, inteso come arrivismo e consapevolezza di propria superiorità. Per l'anziano Ike Zimmerman invece, il suo carattere corrosivo e ferito gli ha gia' fatto creare barriere invalicabili col resto del mondo: un confino inevitabile tra la quiete della campagna, che serve solo a inacidirlo ancora di piu' persino nei confronti dell'unica figlia, che egli stesso non rinuncia a definire una grandissima "rompicoglioni".
Parlato, parlatissimo di dialoghi ironico-brillanti dove la cattiveria e l'insensibilita' regnano sovrane in due esseri disumanizzati dal cinismo e dall'arrivismo, la commedia ossessiva ed antipatica, gioca le sue carte migliori sugli interpreti: e se Jason Schwartzman e' viscido ed odioso come richiede il ruolo e come siamo adeguatamente abituati ad incontrarlo, cosi' costantemente nervoso, egocentrico e viziato e compiaciuto di sé da pensare che lo sia pure nella vita privata, apparira' forse scontato, ma Jonathan Pryce e' davvero grande nel disegnare con arguzia un gran figlio di puttana roso dall'invidia e desideroso piu' di ogni altra cosa di tornare sulla breccia dopo decenni di confino ed anonimato.
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