Regia di Ana Lily Amirpour vedi scheda film
Ottimo horror indipendente.
Qualche tempo fa mi era capitato di commentare in termini non troppo lusinghieri lo svedese Lasciami entrare, di cui denunciavo principalmente la distanza tra le sue due anime, quella sociale e quella horror. Sembrava di assistere a due film differenti ed anche incompatibili fra loro, oltreché abbastanza patetici e puerili. A Girl Walks Home Alone at Night è una versione riveduta, migliorata e corretta di quel lavoro, perché il lato sociale e il lato horror si integrano perfettamente, sono uno il riflesso dell’altro. L’ambientazione è indovinata: una città desolata, immersa nel silenzio – un silenzio carico di angoscia, non tracimante vuoto come nel film di Alfredson -, piagata dal crimine, dalla lussuria e dalla droga, punteggiata di disturbanti fosse comuni traboccanti di cadaveri. Sembra uno di quei villaggi da spaghetti western, dove a un certo punto arrivava l’Uomo senza nome, il quale faceva piazza pulita dei furfanti che vi imperversavano impunemente prima di ritornare a vagare per il proprio sentiero. Ecco, qua abbiamo la Vampira senza nome. Un bel personaggio, misterioso, con un ideale personale e maturo di giustizia. Un’entità sovraordinata che fa strage di chi fa del male, e riconduce sulla corretta via i giusti che quella via la stanno per perdere. L’horror assume una funzione di terapia sociale, interviene per riparare i torti e non per portare disordine. Contaminazione pepata fra exploitation tarantiniana, western all’italiana e cinema splatter, A Girl Walks Home è un altro di quei film che ci ricordano che il vero orrore sta in ciò che fanno (o alternativamente, non fanno, per paura, passività, scrupolo) gli uomini.
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