Regia di Ana Lily Amirpour vedi scheda film
Esistenze inghiottite dalla solitudine nella Bad city della Amirpour, dove in un paesaggio irreale, rafforzato dal forte contrasto del bianco e nero della fotografia, si muovono personaggi più vicini al genere noir che all'horror puro.
Questo film appunto è una vera contaminazione di generi, che ne rispetta i clichè sia per personaggi e situazioni, ma che ha delle ambizioni più autoriali.
Molto vicina al Jarmusch degli esordi, perlomeno a livello formale e dalle cadenze lente ed introspettive, questa pellicola ha un effetto indubbiamente straniante perchè ai paesaggi desolati e notturni di quella che potrebbe essere, in teoria, una periferia di una metropoli americana, inserisce la cultura di origine della regista d'origine iraniana (il film è recitato in farsi), dove il vampiro svolge una funzione perturbante nelle esistenze sia del ragazzo che della prostituta. In fin dei conti vengono liberati paradossalmente dai loro contraltari parassitari (il pappone e il padre tossicomane). Consiglirei di lasciar perdere ai puristi del genere, a patto di accettar di vedere una pellicola fuori dal comune.
Voto 7,5
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