Regia di Ana Lily Amirpour vedi scheda film
Distribuito con estrema circospezione e col solito ritardo, è arrivato finalmente anche da noi questo film molto interessante della regista iraniana, alla sua opera prima, Ana Lily Amirpour, ora cittadina americana che difficilmente avrebbe potuto girare in Iran un film simile, data l’intenzione dichiarata di parlare del proprio lontano paese.
La vicenda si svolge a Bad City (nome fantasioso ma efficacissimo nel significare la peggiore città possibile), sullo sfondo del paesaggio da western del deserto californiano su cui sorgono rumorose, brutte e inquinanti alcune industrie, circondate da squallide e fatiscenti abitazioni. L’umanità costretta a vivere in quell’ ambiente trascina la propria esistenza fra malattie del corpo e (soprattutto) dell’anima, poiché al degrado ambientale e fisico si accompagna, come sempre accade, la corruzione che si insinua come un vizio nei cuori, li indurisce e annulla i rapporti di solidarietà e di amore ovunque, persino all’interno delle famiglie. Fin dalle prime immagini si intuisce che una sorta di mondo alla rovescia (di cui il vecchio drogato è una bella metafora) domina con i suoi disvalori un’umanità poverissima, costretta dal bisogno ad accettare impotente i soprusi e le prevaricazioni di un feroce pusher circondato dal lusso e pronto a corrompere i più giovani, anche i bambini, prossime sue prede. Non tutto è perduto, però, a Bad City: una misteriosa donna (Sheila Vand) si aggira di notte, celando, sotto il nero cappuccio del suo elegante mantello, i denti da vampiro, che le consentiranno di eliminare i corrotti inguaribili quali l’odioso pusher e il vecchio malvissuto (Marshall Manesh), salvando però i buoni, compreso, ovviamente, il bellissimo giovane (Arash Marandi), che aveva mantenuto in sé l’amore per la giustizia e la bellezza, del quale si era innamorata. Un magnifico gattone osserva, per tutto il film, le storture del mondo circostante con occhi placidi ed enigmatici, costante richiamo agli occhi della donna misteriosa, della quale pare condividere il dono della chiaroveggenza.
Con molta ironia e numerose citazioni colte e cinefile, aiutandosi con un accompagnamento musicale perfettamente inserito in quel contesto di aridità crudele e di tecnologia impersonale, ma puntando anche su un elegantissimo bianco e nero, adeguato a quel luogo senza colori e senza gioia, il film è una lieta sorpresa per i nostri occhi e la nostra mente, horror singolare, teso e avvincente, ma anche ironico e romantico mosaico di suggestioni vampiresche e di western (Sergio Leone?). Da vedere.
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