Regia di Ana Lily Amirpour vedi scheda film
E a sorpresa, si aggiudica il premio come miglior film del primo quadrimestre del 2015 l’opera prima della superba Ana Lily Amirpour.
Con un raro e poetico bianco e nero, una regia povera di mezzi ma straricca di idee grafiche e visive e look degno della migliore Nouvelle Vague francese, "A Girls walks home Alone at Night" è quel genere di film che più che mai può essere definito autoriale. La cultura e l'origine persiana della regista , così come la sua visione romantica del genere vampiresco (in senso passionale e ottocentesco. Giammai in senso meyeriano, oddio no!), un amore (non morboso) per i gatti, per la musica bella e una sottile vena nerd si incontrano nella figura della Amirpour in un mix assolutamente inedito e originale, che difficilmente si potrà rintracciare da qualche altra parte. Il tutto condito da un'ingenua e piacevole ironia.
Nonostante la componente narrativa sia decisamente minimalista e strutturalmente confusa, la cosa sembra avere ben poca importanza nell'economia del film. Non c'è spazio per vicende eccessivamente descrittive. No, è un film dove i personaggi camminano senza meta per assaggiare l'aria frizzante della notte e vivere la vita sfrecciando su uno skateboard lungo le strade deserte, dove i corpi di due innamorati impiegano ore per avvicinarsi l'uno all'altro perché il ritmo della musica impone di muoversi lentamente, dove la tensione di un bacio sul collo si fa palpitante mentre una sfera stroboscopica ruota vorticosamente, dove un travestito danza con un palloncino nero sullo sfondo di un cielo bianchissimo perché bisognava vincere la sfida di mettere una scena graficamente magnifica dopo una sequenza altrettanto straordinaria, dove c'è ancora spazio per un appuntamento romantico sullo sfondo di una Persia cruenta e pericolosa, e soprattutto dove i gatti sovrappeso sono legittimati a guardare in macchina. E la punta di diamante di tutti questi magnifici elementi attrazionali è la bella protagonista interpretata dalla talentuosa Sheila Vand (già vista in “Argo”) che con un'affascinante quanto inquietante indifferenza aliena, cammina da sola di notte verso casa e si ferma solo quando incrocia qualche passante. Si ferma per osservarlo incuriosita come se si trovasse di fronte ad un animale raro, un animale piccolo e debole su cui si ha di certo il controllo della vita e della morte e che non esiteremmo a schiacciare nel caso il suo comportamento non ci aggradi. Queste e altre mille emozioni scorrono repentine negli occhi della pallida e silenziosa “Girl”, la cui bellezza vintage rimanda proprio alle muse ribelli di quella nouvelle vague francese dai capelli corti e mori, il lungo collo scoperto che chiede sottovoce di essere morso, la maglietta slabbrata a righe e una sana predisposizione a maneggiare preziosi e gracchianti vinili.
"A Girls walks home alone at night", col suo bel titolo lungo che suggerisce i punti essenziali della sua poetica, vince la sfida dell'anonimato portando alla ribalta in un colpo solo il nome di Ana, Sheila e di tutta la loro Persia con le sue contraddizioni, augurandoci di vedere sempre più spesso queste tre figure sul grande schermo. Se solo i distributori fossero un po' più coraggiosi...
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