Regia di Cèline Sciamma vedi scheda film
Il titolo originale "Bande de filles" è certamente più eloquente (e meno stupidamente ovvio) di DIAMANTE NERO. La solidarietà tra ragazze è infatti uno dei temi-cardine del film insieme alla maturazione nella giovane Marieme di forza, scorza e consapevolezza. Le ragazze costruiscono bande come rifugi casalinghi (Marieme e la sorella) per sopportare la solitudine, le responsabilità precoci e le asprezze di un fratello. Oppure si aggregano a bande di coetanee irrequiete per esplorare se stesse e il mondo (e fare qualche furtarello allegro) . Nell'universo delle banlieue sperimentano condizionamenti familiari, pregiudizi maschilisti e privazioni di ogni sorta e il sostegno che arriva da una compagna di viaggio sembra l'unico sollievo nonché l'unico strumento per imparare ad affermare se stesse in piena libertà specchiandosi l'una nell'altra.
Come in TOMBOY Celine Sciamma cerca autenticità e grazia nel mettere in scena giovani identità in via di formazione. Il risultato qui è però disomogeneo e solo a sprazzi raggiunge quell'espressività e quell'illusione di realtà rubata che caratterizzavano il suo film precedente. Della spiccata (e comunque avvertibile) capacità della regista di cogliere imbarazzi, gioie e manifestazioni vive e piene se ne giova soprattutto la prima parte con una presentazione misurata e intima dei personaggi e dei loro ambienti. Ma il ricorso ad attori non professionisti mostra i suoi limiti sia nelle scene di gruppo (che restano spesso a metà strada tra il recitato e l'improvvisato) sia nel momento in cui la trama impone alla protagonista cambiamenti notevoli e significativi (e alla sua interprete sforzi recitativi decisamente eccessivi). La giovane Karidja Tourè sembra naturalmente a suo agio nei panni della ragazza timida e curiosa ma più se ne allontana meno risulta credibile. E l'intreccio non l'aiuta, spostando progressivamente l'attenzione dalla sua realtà emotiva a un percorso a tratti affrettato e impalpabile (soprattutto dalla sua indipendenza in poi) che sembra mirare un po' troppo al messaggio programmatico attraverso tappe obbligate: le orgogliose rivendicazioni (la scena in cui comanda il gioco della scoperta del sesso), la conquista della leadership con la forza (bruta), la libertà da tutto e da tutti (affetti sani compresi), l'adattarsi al meglio ad ogni situazione di bisogno, il concedersi solo qualche secondo di pianto prima di ripartire più decisa. Un coming of age istantaneo a cui mancano dei pezzi e che, pur andando alla ricerca di sensazioni reali, alla fine dei conti non sembra molto verosimile.
Da ricordare positivamente soprattutto alcune scene di pura estasi cameratesca (la canzone di Rihanna su cui le ragazze della banda giocano a far le dive chiuse in una camera d'albergo) e la presenza scenica di Lady (Assa Sylla), la leader del gruppo, lei sì prototipo di personalità forte e gioiosamente strafottente.
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