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Viviane

Regia di Shlomi Elkabetz, Ronit Elkabetz vedi scheda film

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La recensione su Viviane

di ethan
8 stelle

'Viviane' Amsalem (Ronit Elkabetz) è una donna israeliana sulla cinquantina che vorrebbe divorziare dal marito, Elijah (Simon Abkarian), ma in Israele il divorzio, 'Gett', da cui il titolo originale dellopera, è concesso solo da un tribunale composto da tre rabbini e necessita del consenso del marito che, nel caso in questione, data la sua palese ottusità, proprio non ne vuol sapere di concederlo.

'Viviane' di Ronit e Shlomi Elkabetz, fratello e sorella registi nonché sceneggiatori della pellicola, con la prima anche protagonista, è un'emozionante ed austera opera che per qualità visive, situazioni e personaggi rimanda al cinema di grandi autori come Dreyer, per la scarnificata e disadorna scenografia e le atmosfere oppressive nei confronti della protagonista,ricorda il capolavoro del muto 'La passione di Giovanna d'Arco - anche là c'era un processo in corso con 'imputata' una donna - come i fratelli Coen, per alcune virate al grottesco e al paradossale, come in 'A Serious Man' nei battibecchi tra i tre giudici rabbini e di volta in volta, convenuti, avvocati difensori e tesimoni vari, nonché alla letteratura, in quello che diventa un incubo di natura kafkiana, dal quale pare impossibile districarsi e uscirne fuori.

Il film parte in sordina per poi crescere con una tensione strisciante e sotterranea, evidenziata tanto dalla fissità claustrofobica della mdp, che non esce mai - tranne una 'liberatoria' sequenza nella parte finale - dallo spoglio ambiente del tribunale dove si svolge la contesa, quanto dal ricorso ai continui dettagli su volto (di eloquente espressività), gambe, che si muovono nervosamente, mani che toccano i capelli fino a scioglierli, come 'estremo' atto di ribellione all'autorità costituita, vestiti che cambiano di colore, diventando sempre più vivaci, tutto per sottolineare, senza utilizzare nemmeno una parola di dialogo, l'estremo disagio di Viviane e, al contempo, con qualche sferzata di humour di matrice ebraica, la paradossalità della situazione.

Diviso in blocchi da didascalie che sottolineano l'inesorabile scorrere del tempo, perso tra i bizantinismi di un potere legislativo che non arretra di un millimetro, interpretato da un gruppo di attori sconosciuti (a me) ma da lodare in blocco per efficacia, con ai vertici la 'mostruosa' prova di bravura di Ronit Elkabetz, attrice ricca di fascino, 'Viviane' è - senza essere pedante - una grande lezione di cinema civile e morale, incentrato su una società chiusa in se stessa, che vede ancora la donna in subordine rispetto all'uomo, dove l'applicazione ottusa di principi religiosi mina fortemente le libertà personali.  

Candidato ai Golden Globes nel 2014 ma sconfitto da 'Leviathan' di Andrej Zvyagintsev.

Voto: 8,5.

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