Regia di Rory Kennedy vedi scheda film
La guerra in Vietnam, per gli americani, anche a distanza di quarant'anni dalla sua fine, rimane ancora una ferita aperta, un punto di svolta sociale e umano, che ha tolto la verginità a una nazione, ritenutasi, fino ad allora, invincibile e perfetta. Questo documentario di Rory Kennedy, candidato anche agli Oscar di categoria nel 2015, non torna a raccontare l'epopea e le battaglie di quella guerra, ma sposta i riflettori sugli ultimi giorni di Saigon, prima di cadere definitivamente in mano ai comunisti del Nord. Sceglie, quindi, di parlare della sconfitta americana, dei giorni della vergogna, della fuga precipitosa, scoordinata, scomposta, che sono poi la rappresentazione ideale di come gli Stati Uniti affrontarono quella guerra. Lo fa molto bene, ricostruendo gli avvenimenti di quegli ultimi giorni di aprile del 1975 sfruttando splendidi filmati d'epoca, mostrando, ora per ora, il lato umano della questione, il panico che lentamente s'insinua fra la popolazione alle notizia, quasi sottaciuta , dell'imminente arrivo in città delle truppe del generale Ho Chi Minh. Centrale è la figura dell'ambasciatore americano in Vietnam, Graham Martin, colpevole, prima, di aver sottovalutato l'avanzata nordista e meritorio, dopo, per aver cercato di salvare più sud vietnamiti possibili. C'è il famoso assalto all'ambasciata americana dei sud vietnamiti disperati, c'è lo stesso Kissinger, oggi, inossidabile, che ricorda e dà la sua versione dei fatti, si fissa il ruolo del presidente americano Ford, politicamente debole e ancora succube dell'altra tragedia americana del periodo, il Watergate, che toglierà di mezzo uno dei tristi protagonisti dell'affaire asiatico, ovvero Richard Nixon. E ci sono le storie dei soldati, degli elicotteristi che fecero la spola con le navi per quasi venti ore di seguito, cercando di portare in salvo più persone possibili. E' in qualche modo, un tentativo, giusto, di riabilitare chi, in quei giorni, si è prodigato per dare agli sconfitti, una nuova possibilità di ricominciare. E' la storia, infine, di un esodo. Pur risultando un documentario interessante e appassionante, è chiaramente rivolto a un pubblico di nicchia, interessato alla Storia e a quella vicenda in particolare. Ma, proprio per i punti che ho elencato sopra, è un lavoro da considerare e da vedere.
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