Regia di Peter Bogdanovich vedi scheda film
A 76 anni, dopo un letargo dal grande schermo durato quasi 3 lustri (nel frattempo ha girato qualcosa per la televisione), Peter Bogdanovich - ex asso del cinema indipendente americano degli anni '70 - torna con una commedia degli equivoci che sta tra l'umorismo jewish à la Woody Allen e Neil Simon, la commedia sofisticata à la Lubitsch e il registro scanzonato di alcuni suoi film precedenti come Ma papà ti manda sola? e …E tutti risero.
Lo spunto è davvero minimo: un regista teatrale (Wilson), puttaniere ma anche filantropo seriale, si ritrova sul palco, a sostenere un provino, una delle escort che hanno fruito dei suoi lauti compensi (Poots). L'uomo tenta di dissimulare, sua moglie (Hahn) fiuta l'inganno e l'attore protagonista e narciso (Ifans) peggiora le cose. Il copione opta per un racconto in retrospettiva, che la excort-attrice rivela alla sua psicoterapeuta (Douglas), unica scelta fuori canone di una screwball comedy peraltro scoppiettante, con grande ritmo, ma identica a mille altre e con una miriade di personaggi monodimensionali limitati alla macchietta, quello di Jennifer Aniston su tutti. Camei per Michael Shannon e Quentin Tarantino (nella parte di sè stesso).
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