Regia di Peter Bogdanovich vedi scheda film
L’adagio di Norma Desmond non vale per Bogdanovich: lui è rimasto grande, ma del fatto che il cinema possa esser diventato piccolo se ne infischia, con grazia inaudita. Torna sul grande schermo a 13 anni dal suo ultimo lavoro di fiction, si regala come protagonisti gli interpreti del suo guilty pleasure Io & Marley (Owen Wilson e Jennifer Aniston, entrambi in forma scintillante), impasta la sua appassionante autobiografia con l’incrollabile infatuazione per la settima arte e insegue se stesso nella New York giocattolo di ...e tutti risero. Una metropoli così piccola che è impossibile non incontrarsi al ristorante, non scontrarsi nei corridoi d’albergo: un guaio per il regista e benefattore seriale Arnold, uno che ama le donne così tanto da farne i suoi capolavori, elargendo somme perché esprimano i propri talenti. Ma in questa Manhattan ridotta a set, dove fra stanze d’hotel e strade affollate di taxi non c’è soluzione di continuità, danzano intorno al playboy/pigmalione anche una moglie, un attore dall’ego rigonfio e soprattutto una ragazza squillo che ha lo humour sfacciato della Barbra Streisand di Ma papà ti manda sola? e i capelli biondi di tutti gli oggetti del desiderio di Bogdanovich. Che con l’ex moglie Louise Stratten (sorella di Dorothy) firma una screwball comedy fuori dal tempo, con Lubitsch nel cuore e un meraviglioso gusto per l’illogicità. Perché «che senso ha rovinare una bella storia coi fatti?».
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