Regia di Iain Forsyth, Jane Pollard vedi scheda film
Da 20.000 giorni sulla Terra, Nick Cave potrebbe essere un altro alieno stile Ziggy Stardust, se non ci avesse già pensato David Bowie. Parliamo di uno dei più eclettici musicisti della storia del rock, capace di “giocare” con il pop (il film giustamente rende memoria e onore alla collaborazione con Kylie Minogue - alla quale, qui, Nick fa da squisito autista - per Where the Wild Roses Grow), spaziare attraverso le 50 sfumature del post punk (la sua più autentica ispirazione, va detto) fino all’intimismo “elettrocantautoriale” che lo portò a inizio millennio a essere premiato dal Club Tenco, in un palmarès di “stranieri” che gli affianca Léo Ferré e Leonard Cohen. Questo 20.000 Days on Earth è un progetto curioso e ambizioso. L’artista si affida alla macchina da presa di due videoartisti britannici, Ian Forsyth e Jane Pollard, che ricreano una sua giornata ideale, 24 ore di musica e parole (il difetto sta proprio nelle parole, troppe) utilizzando strategemmi drammaturgici interessanti (come le confessioni dallo psicanalista) e coinvolgendo la “sua” gente, a partire dai Bad Seeds (band di fiducia), ma pure l’amico Ray Winstone, grande attore. Nick Cave è anche sceneggiatore (sempre al fianco di John Hillcoat) e attore, ma questa è un’altra storia. La parte migliore del film è l’ultima: un quarto d’ora di concerto a Brighton, lui in grandissima forma, le canzoni formidabili. È tutto qui.
In edicola e in versione pdf (visibile su tutti i PC, tablet e smartphone) nel nostro nuovo Negozio digitale, al costo di 1,79€
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta