Regia di Mike Cahill (II) vedi scheda film
Giovane biochimico, impegnato in una ricerca sull'origine evolutiva dell'occhio e sulle caratteristiche che rendono l'iride un elemento unico di identificazione biometrica, inizia a sospettare che alla morte degli individui queste peculiarità vengano ereditate da un nuovo nascituro in un infinito processo di trasmigrazione delle anime. Aiutato da una giovane tirocinante che finisce per sposare dopo la morte prematura della sua compagna, partirà per un viaggio in India alla ricerca di conferme alla sua bizzarra teoria. I risultati dello studio però, finiranno solo per confermare l'ambiguità di un esito tanto sconcertante quanto controverso.
Gli occhi sono lo specchio dell'anima sembra volerci dire Mike Cahill con questo secondo sci-fi dall'anima intimista e filosofeggiante dopo il primo e fortunato 'Another Earth' del 2011, arruolando allo scopo la dolce e perfettina Brit Marling, qui nelle vesti solo di attrice al fianco del giovane ricercatore interpretato dall'occhialuto Michael Pitt, e confermando la sua predilezione per quel tipo di fantascienza speculativa in cui il cinema russo rivolgeva le sue attenzioni,piuttosto che alla scoperta dello sconosciuto spazio profondo, agli insondabili misteri dell'inner space e di una dimensione metafisica della ricerca scientifica.
Certamente meno cupo e angoscioso di un caposaldo del cinema fantastico come 'Altered States', dove il genio di Ken Russel immaginava una espressione degli atavismi insiti nel patrimonio genetico dell'uomo che ricapitolassero l'origine evolutiva dello scimmiesco professore interpretato da William Hurt, il film di Cahill si accontenta di suggerire come l'annosa diatriba tra il razionalismo dei processi scientifici e il dogmtatismo animista di quelli fideistici si possa riconciliare in una visione del mondo che parta proprio dallo studio evolutivo di quell'organo della vista che si presta ai molteplici significati semantici che le svariate culture del mondo gli hanno da sempre attribuito, non ultimo quello metacinematografico di una visione ingannatrice di eventi che una messa in scena abilmemte costruita riesca a suggerire all'occhio più o meno smaliziato dello spettatore.
'Altered States' (1980): William Hurt
Se è vero che questo giochetto diventa abbastanza pretenzioso e rivela solo alla fine le sue reali ed improbabili intenzioni disseminado il film di indizi e misteriose coincidenze (la casualità necessaria di un incontro da 'cartellone pubblicitario', le misticheggianti volontà della defunta, le sinistre attenzioni alla salute del pupo, perfino un viaggio pseudo-rivelatore nella patria d'elezione dell'animismo e della metepsicosi), il secondo lungometraggio del regista del New England conserva il fascino magico del bizzarro e dell'inconsueto che lo portano un gradino al di là del prodotto di genere e un gradino al di sotto della compiutezza espressiva di una cristallina autorialità ('Tre colori - Film Rosso ' - 1994 - Krzysztof Kie?lowski).
'Tre Colori: Film Rosso' (1994): Irène Jacob
Premio Alfred P. Sloan al 'Sundance Film Festival' e miglior film al 'Sitges - Festival internazionale del cinema della Catalogna' nel 2014.
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