Regia di Lynn Shelton vedi scheda film
Negli Stati Uniti li chiamano Chick Flick, termine che in gergo cinematografico viene affibbiato con toni poco lusinghieri a quei film caratterizzati dalla predominanza di una compagine femminile pettegola e ciarliera. Generalmente questa categoria di lungometraggi si distingue dalle altre per la presenza di ragazze adolescenti e donne da maritare, afflitte da quel tipo di vicissitudini che di norma lasciano indifferente il popolo maschile, non a caso ridotto in questo genere di storie a presenza puramente decorativa. Ad una prima occhiata “Laggies”, il film diretto da Lynn Shelton e interpretato nei ruoli principali da Keira Knightley e Chloe Grace Moeretz, potrebbe essere scambiato per uno di questi, perché la crisi di Megan, trentenne in fuga da un’esistenza incerta e insoddisfacente, si riflette sul film moltiplicandosi nei punti di vista di altrettante donzelle irrequiete e insoddisfatte; al contrario “Laggies”, dopo una partenza piuttosto decisa, dettata da contorni netti e definiti, in cui la forzata ricerca del punto di rottura è necessaria a giustificare con poche battute la defezione della protagonista, perde a poco a poco la naturale baldanza, per abbracciare contorni morbidi e sfumati attraverso il personaggio di Annike, la teenagers con cui Megan fa amicizia e nella cui casa trova ospitalità, e in quello di Craig, il padre della ragazzina, oltremodo responsabilizzato dal dover supplire alla mancanza della moglie che ha abbandonato la famiglia.
Uno scarto drammaturgico reso possibile da una scrittura che da modo alle protagoniste di costruirsi un cotè sentimentale – rappresentato dal duplice innamoramento a cui andranno in contro Megan e Annike – solitamente assente nei film ai quali avevamo accennato, e in cui gli stereotipi, pur presenti nei passaggi in cui si dispiega la “resurrezione” di Megan, sono sviluppati con una delicatezza che consente a “Laggies” di rimanere a contatto con l’anima dei suoi personaggi. Di certo ci troviamo di fronte a un prodotto indirizzato ad un pubblico prettamente femminile ma la presenza di due attrici del calibro della Knightley e della Moretz, sommata alla possibilità di apprezzare, seppur in un ruolo secondario, l’interpretazione “sui generis” di Sam Rockwell, la dice lunga sul tasso di classe di un film che si rivela superiore alle aspettative.
(icinemaniaci.blogspot.com)
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