Regia di Sergio Corbucci vedi scheda film
Ispirato al reale caso Bruneri-Canella,che appassionò una parte d'Italia nel Ventennio,con un uomo dal passato misterioso e che in troppi provarono a identificare,"Lo smemorato di Collegno" fa parte dell'ultima fase della carriera di Totò,quando ormai il comico napoletano si affacciava alla terza età,e gli venne meno la vista.C'è da dire che nella sfilza di parodie interpretate in quegli anni da Totò,questo film,diretto da uno dei fratelli Corbucci,tentò di valorizzare le capacità di interprete dell'eroe di tante scorribande ridanciane,affidandogli un ruolo complesso,di un uomo sospeso tra constatazioni amare,confusione identitaria,sussulti di dignità e perplessità sul prossimo.Meno tendente alla risata vera e propria,a riscuotere meno gomitate tra spettatori che attendono puntualmente le impennate della verve del partenopeo,"Lo smemorato di Collegno" ha tracce neorealiste nel finale,paradossale e anarcoide,in cui il poveraccio,sballottato tra furbi e profittatori,tra voglia di ritrovare una qualsiasi via di casa e paura di fare il passo sbagliato,si affaccia alla terrazza da cui era uso tuonare il Duce,e in un sarcastico crescendo di immaginarie incitazioni della folla,rifà il verso al dittatore romagnolo. Nel film compaiono antiche e sempre valide spalle del "principe della risata" come Nino Taranto,Aroldo Tieri,Erminio Macario,Mario Castellani,tutti funzionali a lasciare al fantasista,stavolta,l'occasione per una prova dall'approccio meno immediato,ma più densa e meno propensa ai duetti atti a stuzzicare le platee,se si esclude lo scambio di battute in ospedale con Taranto.Forse leggermente troppo lungo,ma interessante.
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