Regia di Phil Lord, Chris Miller vedi scheda film
22 Jump Street sta giusto di fronte a 21 Jump Street come numero civico comanda, la nuova missione in incognito prevede esclusivamente un avanzamento di carriera scolastica (dal liceo al college) e un incremento del budget hollywoodiano spiattellato dal capo Ice Cube in una sfilza di esilaranti siparietti metacinematografici, eppure i protagonisti si rifiutano di ripetersi. «Queste cose le abbiamo già fatte» dicono seccati Tatum & Hill, coppia di sbirri che s’ispira nelle premesse all’omonima serie tv ma omaggia a modo suo ogni duo di poliziotti passati alla storia del piccolo e grande schermo.
Di mezzo ancora una copertura emotivamente scomoda - all’università il nerd sensibile perde colpi rispetto allo sportivo analfabeta - e una droga dal nome di geniale sintesi ambivalente - whyphy, acronimo di “work hard? yes! play hard? yes!”. Lord & Miller elevano il proprio mestiere a potenza, facendo della ripresa iperconsapevole di modelli/caratteri/dinamiche - il bromance infantile a cuore aperto - un trampolino di lancio per innumerevoli seguiti (i titoli di coda esplicitano fino alle estreme parossistiche conseguenze la fertilità del genere codificato), l’inettitudine delle figure messe in campo - corpi la cui grandiosa portata comica viene autoinnescata dal ruolo ormai istituzionalmente ricoperto nell’industry - è ribadita fino all’emanazione in forma tangibile dello spirito guida (Seth Rogen).
Il cattivo di turno rimpiange la serietà & compostezza degli anni 90, poi la tenera idiozia sovversiva degli eroi per caso contemporanei lo mette ko.
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