Regia di Anne Fontaine vedi scheda film
In un paese della Normandia, un panettiere assiste al ripetersi della tragica storia di madame Bovary nella casa dei suoi vicini inglesi, che hanno nomi quasi uguali a quelli dei personaggi flaubertiani. Lo spunto di partenza è intrigante, ma viene sviluppato in modo piatto: le riprese dal romanzo sono troppo pedestri (i due amanti di Emma/Gemma sono sempre il castellano locale e una vecchia fiamma, nel medesimo ordine) o pretestuose (la scelta di darsi appuntamento nella cattedrale di Rouen è bizzarra, come rileva la stessa voce narrante); le innovazioni sono poco motivate (lui fa il restauratore anziché il medico, lei fa la decoratrice anziché la casalinga depressa, ma di fatto non cambia molto) o pasticciate (al posto dell’avvelenamento c’è un accenno di Rashomon virato al grottesco). Gemma Arterton con gli occhioni sgranati e l’accento inglese è adorabile, ma il vero protagonista è Fabrice Luchini: un uomo malato di letteratura, che si inventa regista delle esistenze altrui per adattarle alle proprie fantasie e che alla fine è pronto a imbarcarsi in un’altra avventura mentale con un improbabile surrogato di Anna Karenina.
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