Regia di Eskil Vogt vedi scheda film
Dire che questo film è l'espressione del punto di vista di una cieca può sembrare paradossale, ma la vista non viene intesa come organo sensoriale, quanto la capacità della protagonista di visualizzare e di immaginare, in base a ricordi oppure a delle sensazioni, che non appartengano ad un senso ormai irrecuperabile.
La casa è il rifugio da un mondo esterno percepito come pericoloso (c'è il riferimento alla strage di Utoya), al tempo stesso tale rifugio è anche una prigione di solitudine in cui l'immaginazione della protagonista proietta verso il fuori una storia di solitudini con protagonisti un uomo solo che passa la maggiorparte del tempo a guardare porno su internet e una donna divorziata con figlio a carico.
Su questi due personaggi c'è la percezione di se stessa come portatrice di handicap (la "presunta" poca avvenenza, il desiderio sessuale, le sue frustrazioni, la sua gelosia nei confronti del marito).
La pellicola è molto particolare e nemmeno facile da mettere su grande schermo, ma l'eccellente sceneggiatura fila via in maniera molto lineare alternando la realtà con l'immaginazione in maniera riuscita. Se si riesce ad entrare nel meccanismo, è un film notevole.
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