Regia di Zeresenay Mehari vedi scheda film
In Etiopia la telefa - il rapimento a scopo di matrimonio, accettato in molte parti del paese - è una tradizione che riguarda il 40% delle adolescenti. Che vengono rapite, imprigionate e stuprate in cerca di una gravidanza che le obblighi, per aberrante pressione sociale, a sposarsi. Difret (parola che significa coraggio ma può indicare anche la violenza dello stupro) è la cronaca di un caso cruciale nell’allontanamento legale da questa pratica, in nome del riconoscimento di un diritto umano. Storia vera di Hirut, 14 anni nel 1996, sequestrata e violentata in un villaggio a tre ore da Addis Abeba, capace di fuggire e uccidere il suo rapitore, il film segue l’iter legale guidato da Meaza Ashenafi - fondatrice di?ANDENET, associazione di donne avvocato che offre assistenza gratuita, premiata in seguito con il corrispettivo del premio Nobel africano - in difesa della giovane e della legge, tra procuratori conservatori, consigli d’anziani del villaggio, opinione pubblica, ottusità integraliste. E l’aiuto, non celato, di un potente illuminato. Stile spartano e inelegante per un film didascalico e asciutto, naïf e volenteroso, semplicistico ma esente da eccessi melodrammatici e spettacolari ricatti emotivi: Difret è l’equivalente di un articolo di cronaca internazionale con senso per il giusto e per lo storytelling, come una fiction tv di stampo civile. In apertura, occhi alla camera, l’endorsement engagé, global e commosso, della produttrice esecutiva Angelina Jolie.
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