Regia di Brian Knappenberger vedi scheda film
Aaron Swartz (1986-2013) è stato un bambino prodigio della programmazione, considerato un'autorità in materia di internet fin da giovanissimo. La sua intraprendenza l'ha però portato sotto i riflettori dei servizi segreti americani, che l'hanno coinvolto in una sfibrante battaglia legale sulla libertà di informazione, terminata con il suicidio del ragazzo in carcere, appena 26enne.
Che la perdita sia stata grave è evidente già dal fatto che questo documentario è stato realizzato immediatamente dopo la scomparsa di Aaron Swartz, protagonista suo malgrado di uno dei più torbidi casi sulla libertà di informazione in rete; ma la ciliegina sulla torta, per così dire, dell'omaggio al giovane programmatore appena deceduto sta nella presenza, fra gli intervistati di questo lavoro, del cosiddetto 'padre del web' Tim Berners-Lee. E le sue parole, di massima stima e di totale ammirazione nei confronti di Swartz, dicono perfino più di quanto possano lasciar trasparire le commosse testimonianze di amici e parenti del ragazzo. La regia di Brian Knappenberger, già autore l'anno precedente di un lavoro sulle medesime tematiche (Anonymous - L'esercito degli hacktivisti, 2012), si divide fra le suddette interviste e materiale d'archivio che pesca nell'intero arco di vita di Swartz, inclusi i suoi filmini da bambino; a soffrirne maggiormente è il ritmo, però, che in quasi due ore di film risulta spesso latitante, fra ripetizioni e approfondimenti talvolta superflui. Al di là di tali questioni formali, i contenuti dell'opera rimangono encomiabili e decisamente istruttivi. 5,5/10.
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