Regia di Brian Knappenberger vedi scheda film
Il genio è maledetto.
Il genio andrà quasi sempre incontro ad un finale tragico.
O perchè non riuscirà ad esprimersi, o perchè lo farà in modo così fragoroso da non poter chiedere altro nella vita, o perchè la stessa vita gli sembrerà sempre una cosa troppo piccola e imperfetta e gli uomini una specie vivente non meritevole di viverla, o perchè la sua testa prima o poi andrà in cortocircuito o perchè qualcuno, avendone paura, farà di tutto per distruggerlo.
Un genio non può avere una vita felice, è quasi scritto.
Sotto queste frasi che ho scritto ci sono così tante cose che non posso liquidare in poche righe, per questo preferisco fermarmi qua.
Ma il genio molto probabilmente conoscerà l'infelicità prima o poi.
Aaron Swartz era un genio, di quelli che nemmeno ci sono dubbi, di quelli che non dobbiamo stare lì a raccontarci chissache o giocare coi termini, tipo "sì, ma che vuol dire genio?" oppure "mah, per me il genio è altro", no, questo è uno che a 3 anni leggeva, che a 8,9 avrebbe potuto frequentare qualsiasi liceo, che a 12 aveva creato con il proprio pc scrauso in cantina qualcosa molto simile a Wikipedia anni prima di Wikipedia, uno che a 20 anni era già uno degli artefici di RSS, della Creative Commons e di chissà quanti altri programmi entrati nella storia della Rete, uno che è stato il fondatore di Reddit e il creatore di Open Library.
Insomma, uno che dietro un pc, usando solo ed esclusivamente il cervello ha cambiato il mondo e le abitudini di milioni di persone, forse miliardi.
E, attenzione, chi scrive sa a malapena accendere il pc, ha conosciuto queste cose solo attraverso il documentario, ma per riconoscere e percepire la grandezza di questo ragazzo basta veramente poco.
Ecco, Aaron Swartz è stato un genio che, probabilmente, se solo avesse usato altre "strategie" non solo sarebbe vivo, ma uno degli uomini più ricchi del mondo.
Jobs, Zuckemberg e Gates, solo per capirsi, probabilmente avevano messo mano a meno progetti di lui o, senz'altro, erano meno poliedrici.
Ma a Swartz dei soldi non interessava nulla, ha abbandonato qualsiasi "carriera", si è licenziato dapertutto e ha portato avanti un solo credo, ossia quello che attraverso la rete fosse possibile "rendere migliore il mondo", quello che considerava la programmazione come una magia, e se uno è un mago non deve far soldi ma ricercare il bene collettivo.
Del resto lo stesso inventore del www (world wilde web) e del primo sito web, Tim Berners-Lee, diede gratuitamente la propria idea, senza farci una lira.
Swartz non è l'unico insomma.
La cosa più importante che voleva era il libero accesso al Sapere, la possibilità di avere gratuitamente in mano tutto quello che l'uomo ha scritto, scoperto o pensato. E invece quasi tutti i documenti, legali, scientifici e letterari sono in mano ad editori che lucrano e si arricchiscono su qualcosa che non è loro, ma di tutti.
"Il Pubblico Dominio in realtà è protetto e controllato, è come un parco naturale in teoria aperto a tutti ma che ha un fossato intorno e delle mitragliette che ti sparano".
Swartz volle saltare quel fossato.
Prima "rubando" milioni di informazioni al PACER, ossia all'ente che custodisce tutti i documenti di corti e tribunali (documenti in teoria di dominio pubblico), poi provando a fare la stessa cosa con la JSTOR, ossia una biblioteca digitale che ha il possesso di quasi tutte le pubblicazioni scientifiche (in mezzo a molto altro).
Swartz voleva semplicemente rendere pubblico quello che doveva esserlo già di suo.
Nessuno ci avrebbe rimesso, nessuno avrebbe subito danni, tranne ovviamente chi lucrava su quei documenti.
Verrà scoperto, avrà tutti contro, Governo, FBI, magistrati.
Gli USA vogliono che il suo arresto sia un monito contro tutti quei giovani nerd che vogliono provare a far crollare l'iniquo, criminale e vecchio status quo.
Aaron inizia a star male, ha paura, è tanto intelligente quanto debole, malgrado abbia condotto una vita tutta in trincea, a lottare.
Ma lo Stato è qualcosa di troppo grande.
Finirà tragicamente, con una corda e una sedia da scalciare sotto di sè.
Il documentario ripercorre tutta la vita di Aaron, tutti i suoi incredibili successi, tutte le battaglie. A volte, specie per chi come me è lontanissimo da questo mondo, l'eccesso di informazioni rende difficile e pesante la visione. Ma non è un doc per esperti, no, solo per chi ha un minimo di pazienza di provare a capire.
E di sapere.
Negli USA il carcere è la soluzione di tutto, non solo dei crimini, ma anche dei piccoli fastidi, come sassolini nelle scarpe.
E Swartz divenne un piccolo grande fastidio.
Gli ultimi 15 minuti sono bellissimi, commoventi.
E non solo a livello puramente umano per il dolore di chi ha conosciuto Aaron.
C'è qualcos'altro, c'è la sensazione solo dopo la morte di capire fino in fondo quanto fosse grande la sua battaglia, quanto fosse grande lui stesso, quanto uno come lui in un mondo non legato a soldi ed interessi abbia potuto renderlo migliore quel mondo.
"Era il figlio di Internet ma il vecchio mondo lo ha ucciso"
Ma questo era il finale, probabilmente, che una mente geniale come la sua doveva incontrare.
Pochi giorni dopo la morte di Aaron un 14enne, grazie a informazioni trovate su JSTOR (una delle batteglie principali di Aaron), propone a tutti i più importanti oncologi degli Usa una sua idea per un test precoce sul cancro al pancreas.
Solo uno gli risponderà, ma poco tempo dopo il test sarà pronto.
Un 14enne che solo grazie allo studio e alla possibilità di informazioni ha raggiunto questo obbiettivo.
Dedicherà il successo ad Aaron.
Gli USA, con quell'arresto, volevano che diventasse un esempio su ciò che non si doveva fare.
Con la sua morte è diventato invece l'esempio contrario.
Magari non di quello che si deve fare ma di quello che si può fare.
E lo vediamo ancora bambino ad appena 3 anni leggere, cantare e ballare.
Ma la vita poi va avanti e quelle che da bambino sembrano capacità fuori dal comune che divertono e affascinano tutti, da adulto diventano cose di cui aver paura.
E troverai sempre qualcuno a cui danno fastidio.
Non è nient'altro che il mondo che abbiamo creato.
E, forse, non siamo stati buoni programmatori.
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