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Il sipario strappato

Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film

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La recensione su Il sipario strappato

di giurista81
6 stelle

Gradevole spy story diretta dal maestro del brivido Alfred Hitchcock che porta in scena una sceneggiatura di Brian Moore piuttosto convenzionale (specie se vista nel 2020) e con molteplici forzature a renderla tutt'altro che verosimile. Si assiste a un improbabile tentativo di acquisizione da parte di uno scienziato americano, che si dice propenso a collaborare con il governo della Germania dell'Est (ovviamente gli credono subito tutti), della parte terminale di una formula matematica - cui sarebbe giunto un professore di Lipsia - indispensabile nell'ambito dell'industria bellico/nucleare. L'uomo, interpretato da un glaciale Paul Newman, riesce a fare breccia sulla curiosità del collega tedesco, pervenendo così al risultato per una via che sembra ricordare le soluzioni di Poliziotto Superpiù quando Terence Hill scopre il segreto del Barracuda dal boss locale. Il resto della pellicola è tutta una fuga e acquisizione di notizie, tra Lipsia e Berlino Est, da parte del dottore americano, accompagnato dalla fidanzata (Julie Andrews) e da una lunga serie di fiancheggiatori indispensabili a garantirgli l'elusione o l'intralcio delle indagini e delle ricerche della polizia militare innescate dall'uccisione della guardia messagli alle calcagne. Hitchcock si autocita più volte. Le più evidenti sono la scena dell'omicidio iniziale (col dettaglio sul coltello alla Psyco) e la sequenza del teatro (il riferimento va all'asta di Intrigo Internazionale), probabilmente la più interessante dal punto di vista tecnico-registico, con gli zoom sul volto della ballerina che riconosce la presenza del ricercato tra gli spalti. Un momento che sarà ricordato, in parte, anche da Dario Argento (si pensi a Opera). Certo, la soluzione con cui Newman riesce a distrinsecarsi dalla polizia che fa cerchio verso di lui è a dir poco assurda. Riesce infatti a scappare urlando "al fuoco!", per giunta in inglese, generando un ingiustificato scoppio di follia con un oceano umano che si fionda verso le uscite. Inoltre, pur se monitorato dall'ufficiale della polizia, che vede dove l'uomo viene fatto penetrare, riesce a farla franca con i militari che ne perdono le tracce, sebbene il "nostro" venga fatto entrare all'interno di un magazzino e qui chiuso. Insomma, alla sceneggiatura si poteva lavorare meglio, specie per un lavoro del "Maestro".

Da evidenziare le notevoli interpretazioni, soprattutto dei caratteristi. Tra questi si segnalano Lila Kedrova (la scatenata contessa polacca che vuole espatriare negli Stati Uniti), reduce dall'oscar quale migliore attrice non protagonista (ottenuto col film Zorba il Greco), il berlinese Wolfgang Kieling (la guardia del corpo tedesca messa sulle tracce di Newman), il viennese Ludwig Donath (è il professore "pazzo" che si inalbera quando Newman scrive le castronerie alla lavagna) e David Opatoshu (l'uomo del bus che salva Newman con la trovata delle sigarette). Carino e in grado di intrattenere a dovere, ma con svariati limiti (soprattutto di sceneggiatura).  

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