Regia di Michael Mann vedi scheda film
Blackhat, in gergo “hacker cattivo”. Quelli capaci di insinuarsi nei sistemi operativi per manomettere, fare danni, spiare, rubare... Per cose così Nick Hathaway (Chris Hemsworth) è in galera. Ma a Hong Kong qualcuno di veramente bravo produce un virus informatico che danneggia il sistema di raffreddamento di una centrale nucleare. E a Chicago, probabilmente lo stesso blackhat crea una speculazione online facendo lievitare i prezzi della soia sul mercato internazionale. Decine di milioni di dollari che si spostano da qui a lì. Una task force mista, statunitensi e cinesi, dà la caccia al colpevole, ma Nick è il solo che può risolvere la questione. Quindi lo liberano, e lui, con gli altri, si mette in caccia. Ovviamente la vicenda è più complessa di così. A sei anni da Nemico pubblico - Public Enemies, Michael Mann torna al grande schermo scrivendo, producendo e dirigendo un thriller informatico che pare mescolare Strade violente e Miami Vice. Ma nel suo mondo è difficile trovare riferimenti, si riparte sempre da zero, pur rispettando l’impianto “umanistico” di fondo e una certa idea di “cinema d’autore in cui si spara” che tiene lontani sia gli intellettuali (perché si spara) sia gli amanti dei film d’azione (perché qui siamo a livelli che forse solo Bergman). Il risultato è noto: clamoroso flop in patria e un futuro pregiudicato. I migliori registi americani viventi, secondo me, sono due. Uno, Michael Cimino, è già inattivo da anni e deve pure subire l’onta di vedersi rimontare I cancelli del cielo (!!!) dal primo che passa. L’altro, Michael Mann, rischia di fare la stessa fine. Ma Blackhat è qui, in tutta la sua magnificenza. In un universo virtuale pervaso da fantasmi (ad esempio quello dell’11 settembre), paura e amore sono concreti, allora gli uomini e le donne di Mann li affrontano vivendo cartesianamente l’impresa: lotto/amo quindi sono. Affetti familiari, eros, ma anche battaglie dove il sangue sostituisce lo scorrere dei dati in una matrice informatica che pare fogna. Per dire: si comincia con una guerra combattuta attraverso la tecnologia più avanzata, quasi fantascienza, e si finisce con gli antagonisti che si prendono a coltellate durante una cerimonia tradizionale millenaria. In mezzo, puro Michael Mann, che sperimenta con il digitale (la sparatoria tra cunicolo/scivolo e container è incredibile) e regala personaggi di contorno memorabili come l’agente dell’FBI Viola Davis, il marshal Holt McCallany e un mercenario, Kassar (Ritchie Coster), a queste latitudini già leggenda.
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