Regia di Pupi Avati vedi scheda film
Un tizio fuori di testa (perlopiù pessimamente interpretato da Scamarcio e direi pessimamente diretto da Avati), o psicologicamente ed emotivamente instabile per i buonisti, per tal motivo perennemente impasticcato e di conseguenza rincoglionito, i cui disturbi ossessivo-compulsivi costituiscono il lato migliore, conduce una vita castrante: un lavoro in pubblicità di cui gli importa sega dal momento che ambisce ad essere uno scrittore; una mezza relazione con una ragazzotta (farmacista, il suo pusher?) confusa come poche (in realtà come molte) un pelo – ma giusto un pelo – meglio interpretata da Capotondi; un rapporto con il padre, sceneggiatore di film spazzatura, a dir poco conflittuale. Ciliegine sulla torta: la farmacista se la faceva con il capo del pazzo, e continua a farsela in qualche modo, sotto i suoi occhi; il padre muore, forse suicida; il padre se la faceva con Sharon Stone (qui al minimo sindacale), attualmente impegnata in una casa editrice e desiderosa di pubblicare il supposto capolavoro del suddetto padre. Cosa può uscirne da tutto ciò? Un mezzo capolavoro? No, una merda totale. Come buona parte del Pupi Avati anni 2000 – e forse pure ’90. O, a detta del protagonista: ‘Come ieri’.
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