Regia di Saverio Costanzo vedi scheda film
Saverio Costanzo meriterebbe un giudizio lusinghiero solamente per il coraggio di girare film lontani da facili cliché consolatori, da buonismi ruffiani e dalla morale comune. E’ un autore coerente, altro pregio raro, che non dorme sugli allori e preferisce rischiare ad ogni nuova opera. Con HUNGRY HEARTS ha scritto e diretto un dramma contemporaneo: una coppia appena conosciutasi in circostanze curiose si sposa e ha un figlio, a New York. Il bambino non cresce, è malnutrito, lei vuole preservarlo da cibi animali, inquinamento, agenti esterni etc. Il padre comincia a opporsi, la situazione degenera…
Jude è americano, Mina italiana, ma questo non ha importanza. Lei rappresenta la madre iperprotettiva 2.0, vegana e ossessiva con tutte le fisime moderne del caso. Lui un padre smarrito che crede nella famiglia. Come una corda vibrare, per tutto il film, avvertiamo la fragilità dei sentimenti, qualcosa che non è nato sotto una buona stella ed è destinato a implodere. I rapporti precari dell’oggi, la responsabilità di un figlio, una nonna che dovrebbe essere la parte antica e saggia che reagisce con violenza estrema a ciò che non capisce e non accetta. Non importa se gli avvenimenti accadono in America e se si vorrebbe dire qualcosa su quel mondo, non meno distorto del nostro. Jude e Mina vivono addosso il lutto di una società sbagliata, i loro corpi sono affamati di cibo quanto i loro cuori di affetto. Riescono a riconciliarsi con se stessi, con la natura e con il piccolo inconsapevole figlio del mondo solo davanti al mare, l’origine di tutto, l’origine della vita. Questo doppio finale ferreriano (l’autore milanese riaffiora anche nella concezione oppressiva e chiusa della coppia e della famiglia) è una chiosa speciale aperta alla speranza. Dopo tanto dolore e claustrofobia è la giusta conclusione per l’opera e per l’esistenza. Bravissimi Adam Driver e Alba Rohrwacher. Importanti e discrete le musiche di Nicola Piovani, non sempre adeguati i brani non originali tranne il Domenico Modugno di “Tu sii ‘na cosa grande”.
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