Regia di Jim Mickle vedi scheda film
Continua a occuparsi di sangue (e a versarne), Michael C. Hall. Da Dexter al Texas post-reaganiano di fine anni 80, dove la sua tranquilla vita di corniciaio viene sconvolta da un furto che finisce con la morte del malvivente. Del suo eccesso di autodifesa non interessa a nessuno, tranne che al padre della vittima, un galeotto uscito su cauzione e bramoso di vendetta. Jim Mickle, a cui sinora sono stati imputati meriti più per la bontà delle intenzioni che per il valore delle sue regie (Mulberry St è un buon esordio, Stake Land e We Are What We Are si adagiano su sentieri molto battuti), si muove bene tra le efficaci pagine di Freddo a luglio di Lansdale, con un adattamento che ne coglie lo spirito, l’ironia beffarda e la palpabile disperazione, tra lande sperdute, vhs e spettri di brutale disumanità, contrappuntati da un azzeccato soundtrack elettronico. Lo fa con pulizia e financo rigore, prima giocando con la pancia reazionaria dell’America, subito dopo usando con perizia la grammatica dell’home invasion, costruendo un clima sporco e minaccioso. Ma provvisorio: ben presto il film, come l’ottimo libro da cui è tratto, sterza dalle parti di un thriller/western di antieroi improbabili e fantastici (d’altronde parliamo di Sam Shepard e Don Johnson) che inseguendo uno strano caso inciampano nel lerciume. E finiscono per fare pulizia, perfino nel proprio albero genealogico. Prima di tornare a casa, tra le lenzuola e l’hard rock melodico dei White Lion.
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