Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
La critica è abbastanza impietosa. Musica, regia, sceneggiatura, interpretazioni e addirittura accenni razzisti, sono nel mirino di chi crede "The Eiger Sanction" il minore dei film di Eastwood regista. Il film in realtà fa discutere. E' una discussione aperta dall'inizio fino alla fine. Tutto si contorce su se stesso, nulla è quello che sembra. E quello che crediamo un James Bond di serie B diventa un autentico antieroe americano incarnato dall'autarca regista. Uomo di punta dei repubblicani, Eastwood ne ha sempre incarnato l'anima critica, la coscenza sospetta. Non c'è un suo film in cui la morale americana non venga attaccata, messa in discussione e a volte anche linciata letteralmente soprattutto nelle sue opere più mature come in "Unforgiven" e in "A Pefect World". In questo film Clint Eastwood scardina i toni patriottici del film di spionaggio e assume lui stesso i toni della carogna che uccide per mantenersi una collezione proibita di quadri d'epoca. La sua ipotetica omofobia viene annullata dalle sue inviperite reazioni a vere battute razziste. Si prende gioco delle donne come un vero dongiovanni, ma sa difenderle e rispettarle a modo suo. Forse uccide, sanziona i tre alpinisti innocenti che scalano l'Eiger con lui per poi non uccidere il vero assassino, che è un suo vecchio amico. Fondamentale come chiave di lettura del film anche un lungo dialogo omesso nell'edizione italiana. Quello tra Eastwood e Vonetta McGee in cui lo stesso attore sentenzia che non c'è differenza tra i buoni e i cattivi, tra gli amici e i nemici, tra il governo per cui lavora e quello con cui si scontra. Forti di queste parole sapremmo leggere "The Eiger Sanction" come un film molto personale, benchè Eastwood non ami parlarne troppo, e vederlo con gli stessi occhi con cui l'autore ha poi saputo farci leggere anche i suoi ultimi amari e antieroici capolavori.
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