Regia di Mike Binder vedi scheda film
L’avvocato Elliott Anderson si ritrova improvvisamente vedovo dopo la tragica morte della moglie in un incidente stradale; Elliott aveva cresciuto assieme alla moglie la nipotina Eloise, che la figlia aveva avuto da un uomo di colore, morendo per complicazioni legate al parto. Poiché il padre della bambina, Reggie, è un uomo dipendente dalla droga e non è ancora riuscito a liberarasi da questo problema, Elliott mantiene l’affido della bambina, ma poco tempo dopo scopre che Rowena, madre di Reggie e nonna di Eloise, vuole sottrargli la custodia della nipote portandolo in tribunale. Naturalmente, in questa delicata situazione verranno allo scoperto le tensioni interrazziali e altre problematiche di difficile soluzione.
Una versione di “Kramer contro Kramer” aggiornata al tema dello scontro fra genitori (in questo caso, però, nonni, perché la madre è morta e il padre è un tossico ancora incapace di prendersi cura della figlia) di razze diverse? Il film diretto dal regista e attore Mike Binder è certamente anche questo, ma non solo. Si avverte qualche eco anche del “Gran Torino” di Clint Eastwood nel tema dell’incomunicabilità fra razze diverse, che lentamente lascia spazio ad una difficile intesa, non priva di fratture e posizioni divergenti: i due premi Oscar Kevin Costner ed Octavia Spencer (“The help”) si fanno portavoce delle rispettive posizioni e danno performance attoriali convincenti e ricche di sfumature. In particolare, per Costner mi sembra davvero un ritorno alla sua forma migliore dopo alcuni anni di film non sempre azzeccati; la scena del monologo in tribunale è recitata con un’asciuttezza e una giustezza di toni per certi versi ammirevole, che hanno suscitato un meritato applauso del pubblico presente all’anteprima italiana ieri a Roma all’Auditorium Parco della Musica, dove ha presenziato lo stesso attore. Pur con qualche cedimento retorico, forse inevitabile visto il tema, e alcune cadute nel sentimentale che si potevano evitare (soprattutto le inutili apparizioni del “fantasma” della moglie di Elliott), resta un buon dramma, un film erede della migliore tradizione “liberal” a stelle e strisce, una rappresentazione del conflitto etnico ancora presente nella società americana che evita schematismi di parte e si cala con concretezza nella realtà odierna. Nel cast di supporto si apprezzano le interpretazioni di alcuni attori di colore, in particolare Andre Holland nel ruolo del tormentato Reggie e Mpho Koaho nel ruolo più esilarante di Duvan, il giovane che dà ripetizioni di matematica alla nipotina e diviene una specie di assistente tuttofare di Costner e ha strappato diverse risate liberatorie al pubblico del Festival. In Italia il film sarà distribuito nei cinema a Febbraio: per i fan di Costner è da vedere senza ombra di dubbio, per gli altri può essere un intrattenimento comunque gradevole.
Voto 7/10
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