Regia di Ridley Scott vedi scheda film
Da quanto prometteva inizialmente questo film, ero entusiasta e pronta ad assegnargli un voto di quattro stelline vantando i suoi pregi ed il coraggio dimostrato da Ridley Scott per aver osato mostrare aspetti inediti della figura di Mosè, rilevante e noto personaggio biblico già portato sullo schermo in vari modi diverse altre volte, ma man mano che procedevo con la visione, ho avvertito qualcosa spezzarsi nel mio entusiasmo. Ho atteso un po’, speranzosa che il regista la smettesse di introdurre scemenze che rasentavano il patetico, ma niente.
Non mi aspettavo un’opera che potesse reggere il confronto con il film “I Dieci Comandamenti" di Cecil B. DeMille perché mi rendo conto che non sia un’impresa facilmente realizzabile raggiungere i livelli di un simile capolavoro senza tempo (soprattutto se la durata della pellicola dev'essere di sole due ore circa, un tempo davvero troppo breve per raccontare come si deve la storia di Mosè), ma mi aspettavo che si potesse almeno respirare una vaga atmosfera da kolossal, anziché da blockbuster neanche troppo riuscito poiché troppi i dettagli inconsistenti che hanno finito gradualmente per rendere la trama sconclusionata e priva di fascino biblico.
Merita lodi ed attenzione soltanto il primo tempo perché offre un quadro piuttosto realistico ed interessante della vita di Mosè, del suo lato oscuro, del suo rapporto con Ramses e Seti e delle battaglie che aveva combattuto (dettaglio rilevante del tutto assente nel film di Cecil B. DeMille che ha preferito invece dedicare ampio spazio ad intrighi amorosi un po’ furbi ed inesistenti o dei quali quantomeno non vi è alcuna citazione nel libro di Esodo). Belle e di grande effetto anche le ambientazioni egiziane e le scenografie, ma la colonna sonora è trascurabile, priva della giusta solennità, la recitazione ad un certo punto diventa inconsistente e la sceneggiatura comincia a fare acqua da tutte le parti a causa di una serie di dialoghi ridicoli che fanno scadere la trama quasi nel grottesco involontario.
Diciamo pure che il film ha cambiato tono, qualità, stile e abilità narrativa non appena è comparso il dio-bambino sul monte Sinai. Mamma mia che metafora mal giocata e che orrenda interpretazione e scelta… assomigliava al bambino de’ “Il sesto senso” e che brutti dialoghi che vediamo scambiarsi ogni volta tra lui e Mosè… - che a tratti diventano pure nevrotici alterando i toni della voce in uno scontro di opinioni - dialoghi che fanno venire la voglia di alzarsi ed abbandonare all’istante stesso la sala… i più vergognosi ed insulsi sono quelli che si scambiano mentre Mosè incide da solo e pure un po’ svogliatamente e di fretta, le tavole con i comandamenti - una scena a proposito talmente ignobile che meriterebbe di diventare la scena “scult” più famosa del cinema biblico. Dovrebbe essere la scena madre, il cuore del film ed invece ne è solo la vergogna.
Che cos’aveva in mente Ridley Scott? Di trasformare un film cominciato bene in una farsa? Perché ha voluto fantasticare e metterci del suo invece che essere fedele alla Bibbia? Prima di lui, a rivisitare con una fantasia distorta la storia di un altro noto personaggio biblico ci aveva già provato Darren Aronofsky con un azzardato ed inverosimile “Noah” ed i risultati sono stati catastrofici perché a parte lo stroncamento globale della critica, alcuni paesi hanno perfino vietato la distribuzione del film e questo “Exodus – Dei e re”, benché sembrasse migliore, in realtà non lo è.
La caratterizzazione dei personaggi ad un certo punto e sempre dopo il primo tempo, diventa superficiale e la recitazione offerta inconsistente. Christian Bale è un ottimo attore, uno dei migliori del panorama cinematografico statunitense degli ultimi quindici anni e nei panni di Mosè, a differenza della critica che lo ha definito “mai veramente convincente”, a me è piaciuto molto perché ha interpretato con la giusta intensità un personaggio molto complesso fornendo un’inedita ed appassionante rappresentazione del dualismo della sua personalità spesso in conflitto con la fede, con Dio e con le proprie origini ebraiche, senza contare che possedeva la giusta fisicità per un simile ruolo, ma pian piano ha perso anche lui punti (non per colpa sua), a causa di uno script che gli ha assegnato battute pessime ed insignificanti che veramente fanno rimpiangere quelle pronunciate da Charlton Heston in una messa in scena tra l’altro di tutt’altro spessore.
Niente da dire invece su John Turturro, un perfetto Seti, mentre Joel Edgerton per quanto molto espressivo ed intenso nel ruolo di Ramses, anche lui dopo il secondo tempo ha perso punti a causa di una serie di battute e scene per la maggior parte insulse che gli sono state assegnate e ha cominciato perfino a sembrare una caricatura. Discretamente se la sono cavata Aaron Paul, Ben Kingsley e Hiam Abbass nei rispettivi ruoli di Giosuè, Nun e Bithia e buone le scelte di María Valverde nel ruolo di Séfora (angelica quanto basta, dona una vena romantica alla trama con le sue tenere e pulite scene di amore con Mosè) e di Golshifteh Farahani nel ruolo di Nefertari (che però si vede pochissimo e ha sì e no due o tre battute in tutto il film), ma il resto del cast non rende offrendo interpretazioni di minimo spessore, Sigourney Weaver compresa e dispiace dirlo.
La narrazione inizialmente chiara e molto ben delineata si trasforma gradualmente in un pasticcio che si perde anche di ritmo e viene da chiedersi come mai tra tanti episodi interessanti della vita di Mosè, Ridley Scott non sia riuscito a renderne nessuno veramente memorabile forse anche a causa di dialoghi che scarseggiano di efficacia...
Lo spettacolo visivo offerto è forse il fulcro del film poiché oltre a concedere un 3D spettacolare, abbaglia la vista con primi piani e riprese dall’alto al basso e viceversa degni di ovazione, ma la struttura della trama è troppo povera ed arrangiata.
Le piaghe di Egitto sono un gran bel vedere anche, tutte molto ben illustrate, ma vengono affossate da un copione che talvolta ridicolizza i loro contenuti stravolgendone la natura attraverso introduzioni errate sulle cause (tipo quella che mostra perché le acque del Nilo divennero rosse come il sangue) di cui si poteva benissimo fare a meno… solo che il regista in questo caso non è riuscito a resistere alla tentazione di inserire un tocco di fantascienza rovinando così quel poco di buono che nel secondo tempo avrebbe potuto concedere… molto ben fatta in compenso però la scena dello scontro finale tra Mosè e Ramses con i suoi soldati mentre si aprono le acque del mare che dopo li sommergono… scena apocalittica avvincente e di grande impatto sia visivo che emozionale che supera di gran lunga perfino quella mostrata da Cecil B. DeMille nel suo film…
Un’opera dunque riuscita a metà che alterna pregi e difetti sprecando miseramente il suo potenziale attraverso uno script non estraneo a battute dequalificanti ed improbabili e a sequenze insulsamente visionarie. Peccato.
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