Regia di Ridley Scott vedi scheda film
La giovinezza da generale, l’amicizia/rivalità con il futuro faraone Ramses, l’esilio e la scoperta del sé cristiano. Le dieci piaghe, la richiesta di libertà alla guida del popolo di Dio, l’Angelo della morte. Infine l’Esodo, l’attraversamento del Mar Rosso e la scrittura delle tavole della legge. Scott adotta il biopic come chiave di volta per il suo ritorno al peplum: lo spettatore è allineato a Mosé, ne segue peregrinazioni, gesta, soliloqui introspettivi, dialoghi con un Dio che, per una volta, è bambino anche nel Vecchio Testamento. Il monopolio del punto di vista comporta inevitabili squilibri narrativi (dilatata la conversione, liquidate piaghe e comandamenti) e sacrifici di personaggi (su tutti, un Ramses caricaturale), ma Scott compensa con la messa in scena i limiti di un copione a otto mani che non riesce a scavare (come dovrebbe, dato che di Bibbia si parla, non di gladiatori) negli interstizi del dubbio e negli imperituri dilemmi etico-religiosi. Visivamente è vero kolossal, con stereoscopia ben dosata e impianto musicale enfatico a incorniciare maestosi campi lunghi di derivazione classica e isterismi di mdp lucidi - mai fini a se stessi - nella grammatica dei combattimenti. Tra cadute (la morale sugli scenari futuri, i dialoghi con Dio) e risalite (la messa in scena da b movie delle piaghe, la potenza in sottrazione dell’Angelo della morte), Exodus è intrattenimento di mirabile confezione che fornisce risposte senza mai formulare le domande giuste.
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