Regia di Claude Sautet vedi scheda film
Questo è uno di quei film che fra molte persone hanno creato la brutta fama di cui gode ancora oggi il cinema francese. Un cinema di papà senza padri nobili dietro la macchina da presa, ma allo stesso tempo truffautiano senza la grazia di Truffaut. Il titolo italiano deriva da una frase pronunciata da uno dei protagonisti di "César et Rosalie", ma nessuno dei due è simpatico: in compenso a entrambi si romperebbe volentieri il muso, e anche al regista che li ha messi insieme con una sceneggiatura che è già insipida in partenza e, volendo sottilizzare, non è nemmeno tanto originale. La trama ricorda infatti "Jules et Jim", che già non è che fosse quel granché, ma se non altro aveva il pregio dell'originalità. Questo film affronta certi temi, quelli della coppia borghese, con banalità e superficialità, anche se in certi tratti è apprezzabile la macchietta di Montand come "quello che si è fatto da sé", una specie di cumenda padano anni cinquanta da commedia di Sordi. La commediola di Sautet, che comunque saprà riscattarsi da questa operina malriuscita, ha anche accenti antifemministi, nella parte in cui prevede che i due uomini diano ordini perentori a Rosalie ("portami il whisky, fai il caffè..."), la quale da parte sua li accetta piuttosto supinamente. Gli attori sono tutti abbastanza mediocri, anche se si nota, in una particina, una giovanissima Isabelle Huppert in una delle sue prime apparizioni cinematografiche.
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