Regia di Alessandro Blasetti vedi scheda film
Ormai settantenne, Blasetti firma il suo ultimo lavoro per il cinema (proseguirà nella successiva decade con produzioni televisive); le ambizioni sono alte, ma il risultato è realmente modesto. Questo Simon Bolivar vorrebbe infatti essere la ricostruzione della vita e soprattutto delle gesta del rivoluzionario Simon Bolivar, un film che in un'Italia appena squassata dal Sessantotto potrebbe risultare perfino profetico; invece la Storia darà ben presto torto sia al Sessantotto che al film di Blasetti, innocua biografia su pellicola di un uomo dagli ideali forti e dipinto con fin troppe luci e fin troppo poche ombre. Se l'obiettivo 'politico' del regista è quindi evidente, meno palese - diciamo solamente probabile - è l'istinto di emulazione nei confronti dei contemporanei lavori 'didattici' (e di forte impronta televisiva, che non è neppure così lontana da quella di questo Simon Bolivar) di Rossellini. Sceneggiatura di Josè Luis Dibildos con la collaborazione di Rafael Mateo, John Melson, Enrique Llovet; ruolo centrale per Maximilian Schell, fascinoso austriaco già piuttosto noto nel panorama internazionale, affiancato da Francisco Rabal, Rosanna Schiaffino (non esattamente impeccabile) ed Elisa Cegani; in un piccolo ruolo c'è anche Fernando Sancho, immancabile caratterista dello spaghetti western. E forse proprio la grande popolarità di quest'utlimo filone è l'altra componente essenziale nella spinta creativa alla base di questo lavoro: Simon Bolivar potrebbe essere una sorta di simil-western socio-politico. E invece è più simile a un lungo polpettone insapore, per quanto molto ben confezionato (menzione particolare per le musiche di Carlo Savina). 4,5/10.
Prima metà del diciannovesimo secolo. Simon Bolivar, forte dell'amore della bella Consuelo, moglie di un potente riccastro, guida il popolo venezuelano verso l'indipendenza.
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