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Simba

Regia di Brian Desmond Hurst vedi scheda film

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La recensione su Simba

di Baliverna
8 stelle

I Mau Mau kenyoti vogliono ad ogni costo cacciare gli inglesi, e fanno scorrere molto sangue innocente.

Più che un'operazione che fotografa la lotta per l'indipendenza kenyota, mi sembra un tentativo di andare a fondo di altre situazioni simili, dove un gruppo più o meno piccolo si ritiene investito della missione di cacciare lo straniero a qualunque costo, a carico anche di chi deve essere liberato. Insomma, la vicenda sembra più paradigmatica che specifica.
Non vediamo un intero popolo opporsi ai colonizzatori inglesi, ma un gruppo esiguo di estremisti (i Mau Mau) che si serve di ogni mezzo per cacciare gli inglesi, soprattutto tramite scorrerie, massacri collettivi e omicidi mirati. Le loro ragioni non vengono prese in considerazione, come pure quelle degli inglesi; quanto a questi ultimi, viene mostrato solo il razzismo di taluni di loro. Su un sottofondo, dunque, di un buon rapporto di massima tra colonizzatori e popolazione, quelli che potremmo chiamare terroristi insanguinano quelle terre che prima vivevano in pace e vi seminano disperazione e morte.
Su un lato della barricata vediamo gli inglesi i quali, come dicevo, sono in certi casi razzisti, ma imparano lentamente a non esserlo lungo il corso della vicenda. Altri però amano e rispettano i nativi, e instaurano con loro rapporti di amicizia e di collaborazione. Dall'altro lato, vediamo una popolazione che non ha niente contro i colonizzatori, ma li stima e li aiuta a dare la caccia ai terroristi locali. Il quadro d'insieme vede dunque degli inglesi non privi di colpe, tante vittime innocenti, e un gruppuscolo di estremisti sanguinari, questi sì senza attenuanti. Per non suscitare polemiche, non voglio addentrarmi in casi tratti dai nostri giorni, ma esempi simili a questo non mancherebbero.
La diversità di atteggiamento degli inglesi e le loro colpe vengono simboleggiati dalla coppia di protagonisti, interpretati dai bravi ed espressivi Dirk Bogarde e Virginia Mc Kenna. Lui è un razzista che però compie un cammino umano nel corso del film, mentre lei non ha niente contro i nativi ed è convinta che inglesi e kenyoti possano essere amici tra loro.
Il regista dirige con tono drammatico ma mai concitato, direi anzi malinconico nel constatare il triste decorso degli eventi. Comunque la vinceda è ben narrata e lo spinoso tema viene trattato con grande equilibrio.
Il Kenya ottenne la sua giusta indipendenza, ma era poi giusto - sembra chiedersi il film - raggiungerla tramite il massacro di tante persone innocenti? La risposta che dà è negativa, e anche la vicenda di Gandhi in India sembra dargli ragione.
A differenza di Bogarde, Virginia Mc Kenna non ottenne la notorietà che si sarebbe meritata. Interpretato da lei, segnalo anche l'intenso e bellissimo "La mia vita comincia in Malesia" (1956), anche questo di ambientazione esotica.

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