Regia di Yann Demange vedi scheda film
Belfast nei primi anni settanta era un micidiale teatro di guerra urbana, fra gli occupanti inglesi, la milizia dell'IRA e i lealisti protestanti. Una situazione che ha dato origine a molti buoni film sull'argomento, ma raramente, forse mai, è stata trattata la questione dal punto di vista di un soldato inglese, una recluta, capitato nello scenario peggiore. Demange, forte di un ottimo script, prova a raccontare l'avventura di questo giovane soldato, lasciato da solo dopo un pattugliamento mal riuscito e ritrovatosi, suo malgrado, dentro le linee "nemiche", ovvero in un quartiere cattolico, roccaforte dell'IRA. Il suo viaggio-incubo attraversa le varie sfaccettatura di una situazione caotica, dove oltre alla violenza, cruda e spietata, vigevano giochi e doppi giochi, in cui la recluta Hook si smarrisce dentro un labirinto notturno e piovoso. Il film ha una straordinaria solidità, il ritmo e la tensione sono tenuti sufficientemente alti e le caratterizzazioni dei personaggi e dell'ambiente sono molto credibili. Non ci sono troppe concessioni spettacolari e Demange va dritto al sodo, lasciando la questione politica, che nello scenario nord irlandese è di ampia portata, totalmente al di fuori del film. Non prende posizione e il lavoro assume, mano a mano, quasi connotati universali, quasi che lo scenario di Belfast diventi uno dei tanti dove ambientare la riflessione, sempre valida, del soldato semplice visto come carne da macello. Bravi tutti e film molto riuscito.
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