Regia di Lawrence Kasdan vedi scheda film
Grazie a L.Kasdan Silverado è una parola che oggi (cioè, già da un bel pezzo) polarizza tutto il ruvido esotismo del mito della frontiera. Quello dove i buoni non erano poi tanto buoni (chi non era atteso dalla forca già ad inizio film lo sarebbe stato in un secondo momento) e la destinazione era solo una scusa per godersi il viaggio. Per poter scorgere oltre l’orizzonte una meta qualsiasi che avrebbe inesorabilmente fatto rima con saloon, whisky e tanti guai. E, grazie a Kasdan, queste immagini di un western senza tempo si riaffacciano negli anni ’80, ovvero quando il genere languiva (Immorale).
Un cast “da urlo” (sennonchè, all’epoca, nessuno ancora lo sapeva) e tanta carne al fuoco (a livello narrativo) non possono che soddisfare anche i palati più esigenti - tanto più che i “sapori” della tradizione classica vengono miscelati con nuovi “ingredienti” (la tematica razziale su tutte) - indi per cui Silverado può, ben a ragione, essere eletto a degno erede di un filone cinematografico che, all’epoca (ovvero nelle more de Gli spietati di Eastwood), non era ancora giunto al suo crepuscolo.
Dunque un film non scevro da qualche faciloneria di troppo (a livello di sceneggiatura) e manierato quanto si vuole, ma pur sempre appassionante e, a suo modo (quantomeno per tutti gli amanti del genere), necessario.
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