Regia di Mike Disa vedi scheda film
Se avete figli in età prescolare o un (comprensibile) feticismo per RaiYoyo, conoscete già il postino Pat: è un inglese medio, cortese fino allo stremo, animato in artigianale passo uno; consegna posta e pacchi alla variegata umanità di un villaggio di campagna del North Yorkshire, a bordo di un inconfondibile furgoncino rosso, ed è sempre accompagnato da Jess, un gatto bianco e nero, insostituibile aiutante nonché suo migliore amico: le loro avventure fanno della semplicità quotidiana e dei vecchi e sani valori di una volta il punto di forza e la principale attrattiva. Niente (o quasi) di tutto questo in Postino Pat - Il film: realizzato in computer grafica stereoscopica, infarcito come ormai ogni suo omologo di citazioni pop (qua si va dai Dalek di Doctor Who a Terminator) e di riferimenti meta, prende l’ingenuo Pat e lo scaraventa dentro il rutilante mondo dei talent show (con il rassegnato conduttore, Simon Cowbell, che fa il verso al popolare Simon Cowell di Britain’s Got Talent e X Factor). Parallelamente dispiega un plot fantahorror in cui un crudele direttore del personale, stufo dell’inefficienza delle risorse umane, pianifica la sostituzione di ogni postino dell’universo con inquietanti robot sorridenti identici al protagonista. C’è chiaramente il considerevole rischio che i sopracitati bimbi in età prescolare subiscano dalla visione un serio trauma emotivo, ma anche quello che i genitori si facciano, sotto i baffi, quattro risate.
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