Regia di Tarsem Singh vedi scheda film
Esistesse un Premio Oscar Per Il Titolo Con Il Miglior Gioco Di Parole vincerebbe a mani basse, ma purtroppo non esiste quindi “Self barra less” non avrà neanche quella soddisfazione. Il nuovo film di Tarsem, quello che dopo “The Cell” tutti gridammo al nuovo genio del cinema e che invece si è ridotto a fare “Biancaneve” con Julia Roberts (per quanto la sua versione fosse molto meglio di quella antagonista con Charlize Theron), racconta diBen Kingsley, un tycoon newyorchese mezzo mangiato dal cancro, che non vuole rassegnarsi alla morte e fa trasferire la sua anima, la sua memoria, i suoi pensieri dentro un corpo nuovo di zecca, quello aitante, muscoloso e villoso di Ryan Reynolds. SOLO DOPO al fu-Kingsley viene da farsi la domandona: ma ‘sto corpo da dove sarà saltato fuori?
La verità è che Tarsem non è a suo agio quando ha a che fare con storie che vorrebbero essere verosimili, e anche “Self barra less” non fa eccezione: inizio da fantascienzapolitica, per poi virare sulla spy story, con piccolo condimento di action, per finire in melodrammone sentimentaloide con la brutta ombra dei traumi da guerra e malattia. Un po’ troppo, come troppi sono 120 minuti per sviluppare un raccontino che Philip K. Dick l’avrebbe scritto in 10 pagine.
Peccato perché Ryan Reynolds è davvero bravo (l’abbiamo visto che recentemente caricarsi interamente sulle spalle un altro film poco riuscito, “Voices”), ma nulla può di fronte ad un film che scarseggia di idee e abbonda di noia. Ben Kingsley fortunatamente esce subito di scena, insopportabilmente gigioneggiante, mentre la Michelle Dockery diDownton Abbey ha un ruolo minuscolo e insulso mentre avrebbe meritato decisamente più spazio.
Finale incomprensibile e buonista a peggiorare il sapore del minestrone.
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