Regia di Alan Rickman vedi scheda film
Ha l’aspetto di tanti film in costume, in particolare delle ottime produzioni televisive britanniche (e infatti la BBC è tra i produttori); ma il soggetto di Le regole del caos è indubbiamente inedito, e curioso. Sabine De Barra - personaggio finzionale, cui Winslet riesce a infondere intensa credibilità nonostante l’inverosimiglianza di fondo - è una vedova che conserva la propria indipendenza, nella Francia del XVII secolo, disegnando e coltivando giardini. Il maestro André Le Nôtre la assume - dopo un disastroso colloquio - per lavorare a Versailles, il cui sconfinato parco è in piena costruzione: il re Sole ha deciso di trasferirvi l’intera corte il prima possibile. L’intreccio sentimentale prevale immediatamente sull’originalità del punto di vista storico, e purtroppo è dei più prevedibili: tra Le Nôtre, marito ripetutamente tradito, e De Barra si accende una fulminea attrazione, alimentata dalle opposte visioni dell’architettura paesaggistica e della vita (lui è per l’impeccabile ordine rinascimentale, lei per il vitale disordine naturale). Rickman dirige con trasparente diligenza, suscitando il sospetto di essere sul set più che altro per il gusto di indossare la parrucca di Luigi XIV: il primo incontro tra il sovrano e la giardiniera è tra la sequenze più divertenti, così come colpisce l’inaspettato svelarsi di un circolo segreto e solidale tra le donne di palazzo. Troppo poco, però: non c’è traccia di caos, qui, solo di composta e rassicurante convenzionalità.
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