Regia di Alan Rickman vedi scheda film
Il cinema senza vie di mezzo. Agli antipodi del trend che vuole il cinema quanto mai realista e attaccato al proprio tempo, “Le regole del caos” piomba nelle sale come un fulmine a ciel sereno. Il secondo film diretto da Alan Rickman, attore inglese di una certa eleganza e dalle indubbie qualità professionali, ce la mette proprio tutta per sconfessare il trend del momento, al punto da non esitare neanche per un istante alla tentazione di far parlare i suoi protagonisti in lingua inglese nonostante la storia del film sia ambientata nella Francia del seicento. La vicenda infatti narra le vicissitudini di Madame De Barre, provetta giardiniera e donna tormentata da un drammatico segreto, incaricata dall’architetto Andrè Le Notre di curare una padiglione dei giardini di Versailles, dove il re progetta di spostare la sua corte. Trattandosi di un film in costume e di una versione neanche troppo aggiornata del più classico dei feulleiton sentimentali, “Le regole del caos” ha un solo obiettivo, e cioè quello di destabilizzare le emozioni dello spettatore, trascinandolo senza alcuna remora dalla parte dei due protagonisti, destinati a convolare a “nozze” non prima di aver regolato i conti con i rispettivi demoni.
Collocato in una cornice paesaggistica divisa tra gli scenari agresti della campagna francese (in realtà il film è girato nella terra di Albione) e gli interni aristocratici in cui va in scena la rappresentazione del potere, “Le regole del caos” altro non è che un lungo preludio all'amore che risulta credibile non tanto per l’accuratezza della ricostruzione storica e per la bellezza di alcuni quadri d’epoca (soprattutto quelli che riguardano il gineceo delle nobildonne di corte) quanto piuttosto per il modo in cui il regista da modo alle emozioni di crescere e sedimentarsi in sintonia con l'evolversi di una tenzone che alterna momenti più dinamici ad altri, dove è l'introspezione a farla da padrone, con i fenomali attori chiamati a dargli credibilità . I quali, da Kate Winslet allo stesso Rickman nella parte del Re, a Matthias Shoenaerts ormai abbonato ai ruoli da bello e dannato, sono a bravi a rendere convincentre il balletto tra ragione e sentimento.
(icinemaniaci.blogspot)
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