Regia di Alan Rickman vedi scheda film
Uno dei luoghi più suggestivi dei giardini di Versailles, ovvero “Le Bosquet des Rocailles”, nasceva grazie al lavoro difficile di una donna fantasiosa che avrebbe imposto con determinazione il suo punto di vista “irregolare” non solo all’architetto Le Notre ma anche al diffidente Luigi XIV.
È un elegante film in costume questo del regista-attore inglese Alan Rickman che ricostruisce le vicende che portarono alla sistemazione complessiva dei giardini della reggia di Versailles, affidati all’architetto André Le Notre (interpretato da un diligente Matthias Schoenaerts), uomo di fiducia di Luigi XIV.
La vastità dello spazio da sistemare, secondo lo schema che sarebbe diventato in seguito quello del giardino alla francese, privo di terrazzamenti e organizzato in modo da consentirne una prospettica e razionale visione d’insieme con fontane, aiuole, padiglioni, sculture corsi d’acqua e colori – ottenuti grazie le sabbie utilizzate nei parterres de broderie – richiese la collaborazione dei migliori giardinieri paesaggisti dell’epoca che, sotto la direzione di Le Notre, impegnarono la loro esperienza e la loro creatività per realizzare quegli spazi esterni alla reggia di grande importanza nel progetto di organizzazione del consenso della nobiltà intorno all’assolutismo del sovrano.
Si trattava, infatti, degli spazi per le feste, i banchetti, le danze…
Per allestire una pista riservata al ballo vinse la gara una paesaggista dell’epoca, la bella Sabine de Barra (Kate Winslet), giovane donna, vedova in seguito a un incidente di carrozza in cui erano deceduti il marito e la figlioletta.
Sabine si era presentata al severo giudizio dell’architetto Le Notre, speranzosa di suscitarne l’interesse con un innovativo progetto, forse anche un po’ scandaloso per l’epoca, tanto era lontano dal classicismo razionalistico degli altri manufatti: un anfiteatro, immerso nel bosco circostante, di pietre e conchiglie, le rocailles, i cui gradini erano resi scintillanti dal gioco delle luci provocato dallo scorrere dell’acqua a circuito chiuso.
Il film, però, non ci racconta solo questo, purtroppo, ma si dilunga sull’improbabile relazione amorosa fra André Le Notre e Sabine, sulle gelosie della moglie di lui e sugli agguati di costei contro la rivale: un po’ di pettegolezzi, insomma, conditi con qualche scena mélò, di cui non si sente un gran bisogno.
Peccato perché i languori e le risse sentimentali intaccano l’eleganza e la sobrietà della narrazione e ne screditano la complessiva credibilità.
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