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The Kindergarten Teacher

Regia di Nadav Lapid vedi scheda film

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La recensione su The Kindergarten Teacher

di OGM
8 stelle

scena

The Kindergarten Teacher (2014): scena

Per Nadav Lapid la realtà è il nemico. È la divinità inafferrabile, contro cui si combatte con tutta l’anima, sapendo di andare incontro alla sconfitta. Il mondo è guasto ed irreparabile. Per sfidarlo bisogna trasgredire le regole, essere disobbedienti, come i poeti. Ed occorre avere il coraggio di spingersi oltre ogni limite, abbracciando il paradosso, senza vergogna, sena paura della punizione, della fine, del traumatico confronto con la propria immagine riflessa nello specchio del disprezzo altrui. Il pensiero vola alto per andare lontano, come nei racconti di questo regista israeliano, nei quali la verità è quella inventata dalla mente e sentita dal cuore, che si fa beffe dell’evidenza. Sbagliare, in maniera consapevole, radicale, rischiando in prima persona, soli contro tutti, significa essere gli eroi della situazione. Come una maestra d’asilo che rapisce un bambino prodigio per salvarlo dall’indifferenza di una civiltà  diventata insensibile all’arte, all’amore, alla bellezza che non si può capire con la ragione, né comprare con il denaro. Nira tratta il piccolo Yoav come se fosse una cosa sua, ma è così che crede di potergli assicurare tutta la libertà di cui il bambino necessita per potersi esprimere al riparo dalla cinica incomprensione degli adulti. La storia segue la scia incerta di un sogno proibito, che prende forma poco a poco, alimentato dalla fremente tensione dei viaggi di esplorazione in terre sconosciute e pericolose. La dimensione del desiderio è uno di questi regni inaccessibili,  espugnabili solo con la temeraria e vertiginosa agilità di chi sa saltare al di sopra delle fortificazioni erette dalla morale. Nira prende per mano Yoav e si solleva sulle punte per raggiungere, con lui, prospettive impensate. Guardare il paesaggio dall’alto è come vederlo per la prima volta, per intero, cogliendo in un colpo d’occhio l’armonica sintesi delle sensazioni minute che,  prese singolarmente, non consentono di generare concetti, di entrare a far parte dell’organismo creatore del cosmo. La visione deve restare globale e indistinta, per poter essere universale, come Hagar, la donna di cui è impossibile conoscere l’identità e misurare l’avvenenza. L’infinito è un’idea racchiusa nella  striscia ondeggiante e sottile che pretende di dividere ogni principio dal suo contrario, gli ebrei aschenaziti dagli ebrei sefarditi, in un contrasto che si pacifica solo quando si trasforma in una mescolanza caotica ed incoerente, attraverso la quale non si possono tracciare confini, innalzare fronti, scavare fossati. I versi di Yoav navigano in quel brodo primordiale nel quale sguazza il lampeggiare degli attimi fuggenti, il momento in cui la passione abbaglia, l’istante in cui il terrore paralizza. Scrivere quei versi sciolti, al contempo ermetici e ribelli, elitari ed indisciplinati, è un modo come un altro per accendere una scintilla di luce in uno scenario in cui la vittoria sembra essere solo quella che si conquista facendo la guerra. Nira e Yoav scappano, anche se la loro corsa è diretta verso il nulla, ed è una pura e semplice illusione. Sullo sfondo resta un paese distante e immobile nella sua coralità priva di vera gioia: un party di militari, la folla dei turisti in riviera, una serata tra scrittori dilettanti. Ci si uniforma ad utopie preconfezionate, rubate alle tendenze dominati, e che non appartengono a nessuno. Ci si arruola nell’esercito perché altri credono nel valore di quella missione. Ci si presenta ad un provino solo per piacere ad altri.  Si fa l’amore quando sono altri a volerlo. Si può continuare così. Oppure si può scegliere di dire di no, e quindi morire. 

 

Sarit Larry

The Kindergarten Teacher (2014): Sarit Larry

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