Regia di Mario Landi vedi scheda film
Incompiuta commedia, per nulla sexy e poco comica, scritta di getto da Piero Regnoli e girata in tono castigato, contenuto e poco spettacolare dal regista "extreme" Mario Landi. Recupera punti grazie a un finale grottesco, in grado di tratteggiare ironicamente la squallida situazione politica italiana di ieri e... di oggi.
La professoressa Marisa (Femi Benussi), durante una retata della polizia, per errore viene scambiata come prostituta e condotta in carcere per accertamenti. Qui conosce Zaira (Marisa Merlini) e Pucci (Daniela Giordano), due professioniste di strada, "protette" da Carlo (Toni Ucci) e Tiberio (Gero Caldarelli). Trascorsa la notte Marisa viene rilasciata, ma sente il dovere di far valere i diritti di quella sventurata categoria, anche perché il suo fidanzato, Stefano (Gianni Dei), è figlio di Arturo (Gianni Cajafa), un importante ministro democratico. Dopo aver rintracciato Zaira e Pucci, Marisa propone loro di creare un'associazione - la F.I.G.A. (Federazione Italiana Giochi Amorevoli) - tramite la quale raccogliere le firme necessarie ad avviare un referendum popolare per il riconoscimento e la tutela dei diritti di ogni peripatetica. Raggiunto l'obiettivo, Zaira e Pucci si presentano in casa di Arturo proprio quando questo sta per avere un incontro privato di alto livello, con cinque onorevoli, finalizzato a riassestare le critiche finanze della nazione tramite un accordo petrolifero con uno sceicco.
"Su proposta del ministro dell'educazione nazionale, il termine 'puttana' è stato definitivamente cancellato dal vocabolario della lingua italiana e sostituito con quello di 'impiegata del sesso'. Gli eventuali trasgressori, verranno di conseguenza perseguiti a norma di legge."
(Notizia conclusiva via TG)
Produzione curata da Gabriele Crisanti, suggestionato da una sceneggiatura tra il serio e il facèto scritta dal solito, prolifico, Piero Regnoli. Basterà ricordare come, nel tentativo di contenere il budget, nonostante l'azione sia ambientata nella Capitale, il film sia stato girato a Milano. Il cast è composto da caratteristi piuttosto simpatici (Ugo Tucci, Marisa Merlini, Daniela Giordano) mentre la protagonista è Femi Benussi che, caso insolito, in questa unica circostanza non mostra nemmeno un centimetro di pelle. E, come lei, l'intero cast artistico femminile purché in maggior parte nei panni di prostitute, recita rigorosamente vestito. Si è chiaramente scelto, in tal caso, di argomentare sul diavolo senza mostrarlo per non far paura, oltretutto affidando la regia a Mario Landi, cineasta che ha alternato l'attività tra produzioni destinate al piccolo schermo e altre per il cinema ma che ha dato il meglio (o peggio a seconda dei punti di vista) girando un paio di titoli extreme, ovvero intrisi di eccessi "sex & violence" (Giallo a Venezia e Patrick vive ancora). Il tema trattato avrebbe certamente meritato uno sviluppo più serio, per non dire impegnato, invece viene messo alla berlina sviluppando caratteri maschili che dovrebbero figurare come odiose canaglie (ad esempio i papponi) in maniera tale da renderli buffoni e, a suo modo, simpatici. L'ironia si sviluppa fiaccamente (si ride poco e male) sino al terzo atto, quello più riuscito che propone il grottesco, ma ahinoi verosimile, ritratto di un sistema politico fallito e colluso. Quest'ultima parte è quella che riabilita Batton Story mettendo in luce come gli onorevoli di ieri siano stati i perfetti genitori/nonni di quelli odierni. Politici in grado di risolvere la questione della mercificazione sessuale in maniera brillantemente opportunista (nella finzione, of course), cioè inquadrando nella burocrazia statale le prostitute, assunte dallo Stato e capaci con i loro incassi (ovviamente tassati) di salvare dalla bancarotta la nazione. Speriamo che nessun politico attualmente in forza di governo veda Le impiegati stradali, potrebbe benissimo trarne spunto per risolvere il problema facendo una proposta agghiacciante. Nella pochèzza di una storia che, già dopo mezz'ora mostra la corda, Batton Story ha comunque dalla sua una discreta cinematografia, una regia distinta e d'effetto, nonché sfoggia interpretazioni (in particolare da parte della Merlini e della Benussi) che, paragonate a quelle degli attori italiani odierni, meritano l'Oscar. È questo uno dei pochi titoli di genere che, pur raggruppando tre stelline del cinema sexy-erotico (Femi Benussi, Daniela Giordano e Mariangela Giordano), offre le stesse rigorosamente vestite e in ruolo più o meno serio (memorabile Mariangela Giordano, padre di Stefano e moglie dell'onorevole, alle prese con previsioni di avvenimenti futuri, effettuate con l'ausilio di sfere e tarocchi).
Curiosità
Al minuto 31, mentre una ragazza raccoglie in strada firme per il referendum, compare il manifesto di Roma a mano armata (Umberto Lenzi, 1976), film rilasciato nelle sale cinematografiche di prima visione in data 14 ottobre 1976. Presumibilmente, Le impiegate stradali è stato girato tra la fine di settembre e ottobre di quello stesso anno.
Le impiegate stradali - Batton Story: sulla destra, il manifesto di Roma a mano armata
Citazioni
Cinque politici, ospiti in casa dell'onorevole Arturo, discutono della critica situazione italiana, nazione il cui bilancio economico prefigura un imminente default delle casse di Stato.
Interviene il ministro dell'interno:
"Io, ho fatto tutto quello che ho potuto. Ho parlato con i nostri colleghi dell'estrema destra e li ho convinti ad accollare la responsabilità della situazione all'estrema sinistra. I nostri cari colleghi dell'estrema sinistra, non sono d'accordo. Hanno detto che preferiscono allearsi con noi e accollare la responsabilità della situazione all'estrema destra. (È finita) che si sono accordati tra loro, per accollare tutta la responsabilità di questa situazione... a noi."
"Bel risultato del cavolo!", sentenzia Arturo, ottendo per replica: "Volevo vedere te, al mio posto. Perché non ci parli tu con quei marpioni... eh?! Dimmi: perché non ci parli tu?"
Critica
"Commedia sulle battone che si riuniscono in sindacato, con la grazia della scrittura di Piero Regnoli e la regia del televisivo Mario Landi. Il cast però non è male. Femi Benussi, presentando il film su La Stampa, 12 maggio 1976, si lancia in una polemica, rivendicando da quel momento solo ruoli da protagonista e, soprattutto, vestita: «Negli ultimi mesi mi hanno sequestrato tre film, Le dolci zie, Un toro da monta e Una vergine in famiglia, e per quest'ultimo sono stata persino condannata a quattro mesi con la condizionale. In tutta la pellicola faccio solo una posa e mezza: figuriamoci se fossi stata la protagonista. Mi avrebbero dato vent'anni». Quindi vestita. «Così finalmente, andrò al cinema. In tanti anni d'attività l'ho quasi sempre evitato: i film che giro con la molletta al naso non li vado certo a vedere. Con Mario Landi, invece mi sono divertita a lavorare: è un film allegro dove riesco ad essere sexy senza prendere freddo. Gli studi cinematografici sono tutti maledettamente pieni di spifferi». Il film non ottiene grande successo né ha grande fama. Per Paolo Mereghetti: «è un film che sarebbe bene evitare con cura». Per l'anonimo recensore del Corriere della Sera: «sgangherato avanspettacolo filmato, la cui trovata più sottile è costituita dalla costituzione della Federazione Italiana Giochi Amorosi, scusate le maiuscole». Una trovata che verrà riciclata poco dopo. Per Piero Virgintino, La Gazzetta del Mezzogiorno, è «sciocco, insopportabile, irritante per la miserabile pochezza inventiva e narrativa, squinternato...». Si gira a Milano dal 6 marzo 1976 (Variety). Vietato ai minori di 14 anni. Incasso 27 milioni di lire. Frase di lancio: «Vogliono un sindacato... combattono il carovita... pretendono gli straordinari per il lavoro notturno». Prima: Roma 14 ottobre 1976."
(Marco Giusti) [1]
Visto censura [2]
In data 28 agosto 1976 Batton Story ottiene, senza subire alcuna modifica, nulla osta n. 68994, potendo essere distribuito nelle sale cinematografiche con divieto di visione ai minori di anni 14, "poiché la vicenda, seppure in chiave umoristica, si svolge in ambiente di prostituzione e di legami con rappresentazioni di anomalie sessuali e di nudi femminili, il che potrebbe turbare la particolare sensibilità dei predetti minori."
Metri di pellicola dichiarati: 2565 (94' ca a 24 fps).
Sinossi estratta dal verbale allegato al nulla osta
"Marisa, giovane maestra, si trova suo malgrado coinvolta in una retata della polizia del buon costume e da questa viene portata al Commissariato in compagnia di un gruppo di prostitute. L'ambiente e le occasionali amiche fanno scattare l'idea alla giovane maestra di creare una organizzazione per affrancare le povere donne dallo sfruttamento e dall'ignominia che il loro stesso 'mestiere' comporta. I protettori si ribellano a questa idea e cercano con ogni mezzo di ostacolare i piani di Marisa e delle amiche. Attraverso situazioni comiche e grottesche la storia ci porta alla villa di un onorevole dove nel frattempo si stanno decidendo i destini della Nazione che a causa di bilanci in passivo sta andando in rovina. L'unica salvezza è un contratto con un emirato arabo per lo sfruttamento di giacimenti petroliferi. Tutto sta per crollare quando una soluzione viene a risolvere tutto. L'emirato concederà il contratto a patto che lo Stato si impegni a fornire uno stock di donne ogni anno in cambio di petrolio. Le prostitute vengono cosi inquadrate nell'organico burocratico statale come veri e propri impiegati dello Stato portando con loro la soluzione di ogni problema."
NOTE
[1] "Dizionario Stracult della commedia sexy" (Bloodbuster), pag. 235 - 236.
[2] Dal sito "ItaliaTaglia".
"I lupanari erano autorizzati a condizione che si trovassero fuori delle mura della città e venissero aperti al pubblico dopo calate le tenebre. Tutte le meretrici erano registrate presso gli uffici civici e dovevano indossare la toga invece della stola."
(Jim Bishop)
Le impiegate stradali - Batton Story (Mario Landi, 1976)
F.P. 30/08/2023 - Versione visionata in lingua italiana (durata: 84')
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