Regia di Alice Rohrwacher vedi scheda film
In una minuscola azienda di apicoltura ci si arrabatta per sopravvivere dribblando le norme igieniche e amministrative: il padre è indurito, la madre stanca, le quattro bambine fanno il possibile; viene anche accolto un ragazzino problematico avviato al riformatorio, per avere una mano nei lavori e incassare il relativo sussidio; intanto, però, la figlia maggiore sogna di vincere il concorso “Il paese delle meraviglie” pubblicizzato da Monica Bellucci in parrucca bionda. Il problema di fondo è che la satira della tv spazzatura andava bene negli anni ’90 in cui si svolge il film: non si capisce il senso di riproporla adesso (anzi, da quando Ambra è stata sdoganata potrebbe non essere così chiara l’intenzione parodica di inserire una sua canzoncina in colonna sonora); ma evidentemente, come per l’educazione religiosa in Corpo celeste, la Rohrwacher junior sente il bisogno di notificare al pubblico la sua personale scoperta dell’acqua calda. Poi ci sono i problemi secondari: la Rohrwacher senior, per quanto opportunamente scarruffata, non sembra affatto una contadina ma solo un’attrice travestita da contadina; e c’è un plurilinguismo fastidioso e immotivato, perché non si sa come si sia formato quel nucleo familiare (e chi è questa Cocò? una zia? un’amica? non viene detto) né perché i personaggi parlino a volte in una lingua e a volte in un’altra. L’unica cosa che giustifichi la sufficienza sono le figure infantili: il ragazzino cresciuto in fretta, abilissimo nel fischiare, che nasconde chissà quali orrori dietro i suoi occhi cupi; la più grande, seria e matura, che non vuole rinunciare a sognare; la seconda, che cerca ogni scusa per non lavorare; le più piccole, che si godono gli ultimi scampoli di spensieratezza prima di scontrarsi con la brutalità della vita.
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