Regia di Alice Rohrwacher vedi scheda film
Un casolare sperduto in Umbria, un padre burbero (Louwyck) che comanda a bacchetta il gineceo famigliare (moglie, quattro figlie, una lavorante non meglio identificata), le arnie delle api per produrre il miele. Il difficile equilibrio di questo delicatissimo ecosistema utopico e fuori dal mondo viene turbato dall'arrivo di un ragazzino (Logroño) in attesa di riabilitazione dal carcere minorile e che non parla una parola d'italiano e dall'irruzione di una troupe televisiva alla caccia di tracce folcloristiche da immettere in una trasmissione chiamata "Il paese delle meraviglie", un concorso trash sugli Etruschi.
Alla sua seconda prova dopo Corpo celeste, Alice Rohrwacher si conferma un'autrice coraggiosissima e completamente fuori dagli schemi. Il suo cinema, solo in apparenza debitore del modello olmiano de L'albero degli zoccoli, osserva con rigore entomologico (è il caso di dirlo) le piccole realtà di provincia, le dinamiche di microcosmi nei quali l'autorità si scontra sempre con l'energia adolescenziale (la vera protagonista del film è la quattordicenne Gelsomina, magnificamente interpretata da Maria Alexandra Lungu) di chi non vuole sottostare alle imposizioni. In questo mondo alieno, nel quale la campagna è costante lavoro e sudore e il senso del dovere cozza di continuo con i sogni di fuga metaforizzati dall'arrivo della TV, la Babele di lingue (tedesco, francese, umbro, tracce di romanesco) si mescola a quella delle emozioni, tra scene potentissime (il miele tracimato dal contenitore, il coro delle anziane), un incipit criptico e un finale completamente spiazzante.
Grand Prix al 67. Festival di Cannes (2014).
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