Regia di Steven Quale vedi scheda film
Regola numero 1: prendere una manciata di spunti narrativi separati tra loro; regola numero 2: cercare di appassionare lo spettatore inserendo elementi insoliti e di tensione emotiva, magari qualche risvolto sentimentale; regola numero 3: mettere in scena la catastrofe; regola numero 4: creare attriti all'interno del gruppo di superstiti in merito alla decisione più opportuna da prendere; regola numero 5: mandare al creatore qualcuno dei superstiti; regola numero 6: progettare scene stucchevoli e colpi di scena telefonati; regola numero 7: appaltare i dialoghi a un qualsiasi epigono di Gigi Marzullo. Si potrebbe riscrivere la Morfologia della fiaba di Propp aggiornandola al genere catastrofico e una miriade di film potrebbero venir incardinati in questi 7 canoni. Non fa ovviamente eccezione Into the storm, il cui spunto narrativo si dirama tra un padre, vicepreside di una scuola che si appresta a rilasciare i diplomi di fine anno, e i suoi due figli orfani di madre, un gruppo di sbandati che fa riprese pirotecniche per sfondare su YouTube e una troupe di cameramen, guidati da una meteorologa, alla ricerca delle riprese senza precedenti da ottenersi entrando nell'occhio del ciclone. L'uragano che colpisce la cittadina di Silverton è devastante: volano automobili, autobus e persino aerei sotto la spinta vorticosa del vento (non lo avevamo già visto in Twister?). Uno dei due figli del vicepreside è rimasto inghiottito con una ragazza all'interno di un capannone dal quale i due non riescono più a uscire dopo il crollo. Il padre fa di tutto per metterlo in salvo. Tutto assolutamente ordinario, prevedibile, con dialoghi di irritante sciatteria, strizzatine d'occhio ai teen-movies e situazioni scontatissime. Ma la differenza la fanno gli effetti speciali strabilianti, iperrealistici e, se si vuole entrare nel ciclone, questo è il film giusto.
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