Regia di Steven Quale vedi scheda film
Il cacciatore di cicloni è certo un mestiere inusuale,ma con i vari canali delle pay-tv,e Internet,riprese di tempeste macroscopiche fanno impazzire l'audience,e conquistare interesse da parte di ascoltatori curiosi di cose impressionanti.Già "Twister",nel 1996,se ne era occupato con successo,e "Into the storm" narra una vicenda analoga,in forma ammiccante al mockumentaru,con vari personaggi che registrano con tablet,cellulari,videocamere e quel che capita il tremendo fenomeno atmosferico che flagella,sempre più spesso,il suolo statunitense.La riflessione sul clima che sta mutando c'è,anche se sbalzata ben presto via dalla voglia di stupire la platea con scene cataclismatiche di una certa forza:senza nomi di grido,in cui l'unico abbastanza conosciuto del cast è Richard Armitage,truccato da capo dei nani ne "Lo Hobbit",il film snoda una serie di sequenze catastrofiche,ben realizzate tecnicamente,ma piuttosto improbabili,e con personaggi che,spesso,hanno più funzionalità che altro,avendo l'interesse di storia e regia finchè appunto non vengono tolti di mezzo dalla furia della tempesta,o si ritrovano a compiere un atto di coraggio.La cosa che maggiormente impressiona,in questo lungometraggio,è la necessità di registrare,guardare con occhi elettronici e catturare qualche attimo per rivederlo,implicando un voyeurismo incistato ormai nella collettiva maniera di ragionare e guardare al mondo:e per dirla tutta,l'americanata emerge quando il gruppo al centro della vicenda per non soccombere al furore degli elementi,si rifugia in una solida chiesa,e quando la pur strappata e segnata bandiera USA sventola ancora,con maniche delle camicie tirate su per ricominciare.Per certi versi un inno all'ottimismo,ma un bel pò di retorica circola,eccome.
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