Regia di Steven Quale vedi scheda film
Scordatevi Helen Hunt che libera centinaia di piccoli “occhi volanti” nell’occhio del ciclone. “Dorothy”, appellativo affettuoso di un marchingegno innovativo - negli anni 90 - veniva infine risucchiata nel Twister di Jan De Bont, permettendo alle sue minuscole cellule computerizzate di registrare quei dati che avrebbero potuto salvare milioni di vite umane. Nell’anno 2014 la telecamera è il prolungamento dell’arto, il filtro della vista, la patina del reale. Tutti la usano, ma nessun ombrello teorico si apre sotto il cielo di questo blockbuster onestamente catastrofico ambientato nella placida cittadina americana di Silverton, coacervo di semplici esistenze provinciali scansate dalla più vaga intenzione di costruzione psicologica.
Un manipolo di ipertecnologici cacciatori di tempeste rincorre i segnali della catastrofe imminente; un adolescente autoctono con la passione per il video raccoglie dichiarazioni per i posteri che si riveleranno quanto mai opportune; due perdigiorno armati di telefonino inseguono il vortice in modalità Jackass. Le loro storie prevedibilmente insipide s’incrociano sotto i fulmini di un evento climatico imponderabile, tra carcasse di macchine rigettate al suolo ed esplosioni che s’involano mirabolanti dai serbatoi alle nuvole. Se il Twister degli anni 10 arranca mestamente con l’obiettivo piazzato ad altezza della terra, quando cavalca il veicolo corazzato sui nembi rosati che precedono la Fine più nera fa davvero trattenere il fiato.
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