Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
Il rapporto particolare che lega Clint alla musica lo porta ad accettare la scommessa di portare al cinema un grande successo di Broadway che racconta l'ascesa e la caduta di quattro ragazzi del New Jersey arrivati al successo discografico negli anni '60 con il nome di Four Seasons. Ma questa volta sembra che qualcosa non ha funzionato a dovere.
Produzione, a parer mio, decisamente minore della filmografia di Eastwood, con Jersey Boys si ha innanzitutto l'impressione di un film con troppe “voci”, un pò come i quattro protagonisti che, a turno, raccontano direttamente allo spettatore un pezzo della storia, stratagemma preso direttamente dallo stesso spettacolo teatrale, ma che in questo caso si accavallano tra loro, disturbandosi spesso a vicenda e non riuscendone ad approffondirne nessuna.
Come prima "voce" abbiamo la storia di quattro ragazzi italo-americani, giovani delinquenti cresciuti tra qualche crimine, il riformatorio, amicizie pericolose e qualche piccola collusione con ambienti mafiosi e il mondo della comunità italiana del New Jersey, del quartiere dove sono cresciuti e che li ha forgiati come uomini (e dove una stretta di mano o la propria parola valgono più di una qualsiasi firma su un pezzo di carta) e che non riusciranno mai veramente a lasciarsi alle spalle.
Un tipo di storia che sarebbe il pane per un regista come Martin Scorsese ma che nelle mani del cowboy californiano risulta troppo raffazzonato, semplicistico e poco originale.
In aggiunta a questo abbiamo anche la storia del loro sogno di sfondare con la musica e del raggiungimento del successo ad ogni costo, come successo personale ma anche come rivalsa verso un ambiente che gli ha permesso ben poche alternative ma che ormai gli ha già segnati nel profondo e che condizionerà inesorabilmente il resto della loro vita, nel bene e nel male.
I sacrifici personali,, gli errori e i compromessi necessari per arrivare alla veta, gli eccessi della popolarità o gli egoismi personali, gli scontri tra i componenti nel gruppo, i successi e le sconfite: è tutto presente nella pellicola e tutto quanto sa di già visto e privo di un qualsiasi “guizzo”, personale o registico che dia maggior valore alla storia.
Poi abbiamo anche I drammi personali, pur se in tono minore, e che riguardano principalmente Tommy e i suoi debiti di varia natura, che finiranno col distruggere il gruppo, e quelli familiari di Frankie Valli, il vero protagonista della pellicola, ma che non riescono mai a diventare veramente importanti o essenziali alla storia, anzi spesso risultano come scollegate o indipendenti rispetto al reale arco narrativo, tanto da risultarne come inutili e/o noiose appendici.
E per ultimo abbiamo l'origine teatrale dell'opera stessa a cui la regia di Eastwood sembra essere anche fin troppo derivativa, forse nato da un eccessivo rispetto per l'opera originaria che ne ha bloccato ogni possibile sviluppo, e finendo quindi per rimanervi intrappolato nella sua natura di “prodotto” di Broadway, non riuscendo quindi ad evolversi come avrebbe potuto (e dovuto) in un vero e proprio “prodotto” cinematografico.
VOTO: 5,5
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