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Jersey Boys

Regia di Clint Eastwood vedi scheda film

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La recensione su Jersey Boys

di maso
10 stelle

Viva l'Italia! Bryan Ruiz e compagni hanno appena battuto ed abbattuto quelle mozzarelle andate a male della nostra nazionale ed io come da pronostico mi reco al cinema Giometti con la mia ma' a vedere il nuovo film di Clintone.

Si è proprio così, anche il Maso va a vedere un film diretto da Clint Eastwood ma non certo perché sono un suo fan completista che si deve sorbire anche come ha diretto le stronzate nella tazza del cesso: è il soggetto di questo film ad aver scatenato la mia curiosità ed il trailer relativo ha attirato la mia attenzione a dovere perché la storia di Frankie Valli e i Four Seasons tratta da un felicissimo spettacolo teatrale in cartellone a Broadway ha degli spunti e dei contenuti cinematografici davvero gustosi, in più la musica di questo gruppo proveniente dalle pericolose vie del New Jersey ha un sound accattivante e travolgente che impreziosisce il film dalla prima all'ultima sequenza e grazie alla nostra nazionale che ha tenuto alla larga il pubblico dalle sale per lo spettacolo delle 8 e un quarto io e la mia ma' ci siamo divertiti a cantare le canzoni e scambiarci opinioni strapositive sul film senza il pensiero di poter rompere i maroni a qualcuno visto che non c'era nessuno al di fuori di noi due a gustarsi questo bellissimo film. 

Viva l'Italia degli emigrati nel New Jersey...... Viva l'Italia che perde ai mondiali......

C'è subito da chiarire che "Jersey Boys" non è affatto un musical, almeno fino ai distensivi titoli di coda con cui si è voluto omaggiare lo spettacolo che ha dato vita al film e certo cinema un po' dimenticato come "West side story", "Jersey Boys" è la cronistoria puntuale e precisa dei quattro membri originali dei Four Seasons, dalle loro origini negli anni cinquanta fino all'ingresso nella Vocal Hall of Fame nel 1990, in mezzo c'è di tutto: gli alti e bassi della vita di ognuno di loro con relativa indagine approfondita sui loro caratteri che ci viene fornita direttamente dagli attori che li interpretano grazie alla brillante trovata di fargli abbattere il quarto muro con spiazzante naturalezza ed opportuna regolarità, la genesi della loro musica e gli spunti che l'hanno originata e soprattutto l'incombente ombra della mafia che viene però incarnata con ironica e commovente saggezza da Chris Walken, innamorato della voce di Frankie Valli e della sua devozione nei confronti della famiglia e........della famiglia.

Gli eventi si susseguono con il ritmo travolgente di una hit di successo immersi in una ricostruzione d'epoca minuziosa, illuminata con tono nostalgico da un eccelso Tom Stern che fa apparire le locations esterne come ferme nel tempo, i dettagli sulle apparecchiature negli studios di registrazione, nei locali, gli abiti e le vetture denotano una cura della messa in scena notevole; partendo dai locali e le strade del New Jersey si sviluppa la genesi del quartetto che sarà forgiato per mano dell'incontrollabile e sfrontato Tommy De Vito, chitarrista e cantante con l’indole di un delinquente che per primo si accorge della voce unica di Frenkie Valli e lo toglie dalla strada dandogli un futuro “lontano” dai loschi traffici dei bassifondi nel New Jersey.

Il primo tempo è tutto incentrato sui presupposti di quello che sarà il sound e l’immagine dei Four Seasons, si sviluppa con il rapporto fra Tommy e Frankie caratterizzati con grandissima efficacia da Vincent Piazza e John Lloyd Young, direttamente dalla rappresentazione teatrale: Eastwood li cattura nell’obiettivo come meglio non si può ma più che la regia è la loro recitazione a fare il film, l'alchimia consolidata a teatro viene riproposta e corretta sulla pellicola con un tono niente affatto drammatico almeno fino al successo, già qui si può estrapolare un messaggio amaro del film che come spesso accade, per chi ha ambizioni di successo musicale, descrive la fase di crescita e di ricerca del suddetto successo come nettamente più spensierata e dolce del successo stesso che dispensa spesso amarezze e restrizioni nascoste dietro il clap fragoroso degli applausi.

Il momento decisivo della prima metà è comunque l’incontro svolta con Bob Gaudio, un ragazzo diverso per provenienza e cultura dalle strade del New Jersey, il futuro attore Joe Pesci (inteso come personaggio) lo introduce ai boys dopo un concerto in una sequenza bellissima avviata dal personaggio interpretato da un ottimo Erich Bergen che con i suoi occhioni da sognatore e la timidezza del genio rappresenta il quarto elemento che mancava ai boys per raggiungere il successo, qualcuno capace di comporre musica e gestire il gruppo con professionalità, ovviamente è amore al primo ascolto per Frankie e attrito urticante per Tommy con Nick Massi che da buon bassista gregario fa da collante fra i due e comincia a delineare il suo ruolo alla Ringo Star, presente e non determinante ma comunque importante per dare equilibrio al gruppo e alla musica: Bob si accompagna al piano, Frankie gli fa da controcanto, Nick fissa il ritmo con il basso e alla fine Tommy malgrado la sua rudezza da teppistello si unisce al coro della splendida "Cry for me", è il battesimo dei Four Seasons che daranno il nome definitivo al gruppo in seguito ad una illuminazione inaspettata, un segno del destino.

L’incontro con Bob Crewe orgoglioso effeminato sancisce l’inizio del secondo tempo tutto focalizzato sulla carriera dei Four Seasons e soprattutto sulla figura di Frankie Valli alle prese con l’amaro risvolto del successo che lo porta via dalla famiglia seppure il suo impegno professionale è ammirevole tanto quanto la devozione per le figlie, soprattutto per la bella Francine destinataria di uno dei suoi brani più famosi “My eyes adored you”.

Le sequenze musicali con i boys in azione mettono in mostra un’attenta regia di Eastwood, movimenti precisi sul quartetto che si esibisce e fulminei particolari delle movenze dei vari membri catturano l’occhio tanto e come la musica l’orecchio, vengono messi in evidenza aneddoti che hanno generato le canzoni come ad esempio una frase in “L’asso nella manica” di Wilder che da lo spunto a Bob Gaudio per “Big girls don’t cry” ed episodi epocali come la trasmissione ininterrotta alla radio del brano "Sherry" , ma sotto la facciata del grande successo si nasconde l’ombra nera della malavita e la spaccatura interna di un gruppo formato da quattro identità molto diverse: Frankie e Bob sono l’anima del gruppo, il braccio e la voce uniti da ambizione artistica, dall’altra parte Tommy e per riflesso condizionato Nick, Tommy è un delinquente nato che sfrutta la musica per poter giocare d’azzardo senza freni e fare il puttaniere, comprare appartamenti e metterci dentro le sue amanti, usare soldi sporchi e non avere rispetto per niente e nessuno, Nick Massi ripete in più di una occasione la voglia di avere un gruppo tutto suo ma viene sempre frustrato dagli ordini indiscutibili di Tommy.

Giunti al grande appuntamento dell’Ed Sullivan Show è proprio Nick a raccontare in un inatteso flashback ciò che ha bollito in pentola mentre i loro successi giravano in tutti i giradischi d’America, il modus operandi di Tommy smaccatamente mafioso e illegale ha contratto debiti con strozzini pericolosi e il fisco, è l’inizio della fine del gruppo originale, non basta l’intervento di Gyp vecchio saggio protettore mafioso, è Frankie che dimostra di essere un uomo con le palle quadrate sobbarcandosi gli errori di Tommy.

Il tutto gli costerà caro a livello umano ma il grande artista è tale anche nei momenti più difficili e proprio all’indomani del giorno più drammatico arriverà uno spartito nuovo scritto da Bob sul quale nessuno credeva, il produttore esecutivo da l’OK per il rotto della cuffia con la minaccia che se il disco non sarà un successo gli infilerà il tutto nel di dietro ma poi in studio si sente un LA maggiore che diminuisce in settima maggiore e poi in settima e Frankie pronuncia le parole :- You’re just too good to be true – I can’t take my eyes off of you….:- ed io ho cominciato a cantare perché “I can’t take my eyes off of you “ è una di quelle canzoni che nascono una volta ogni mille anni e non passano mai di moda, squagliano una donna come una coppetta di gelato sotto il sole e mandano al cesso tutti quei rappettari da quattro soldi che girano tatuati nel deretano con gli orecchini sulla cappella e sono convinti che quella che fanno si può chiamare musica.

PrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrXP ……questa è musica, quella che ho sentito durante la visione di questo bellissimo film che racconta una storia vecchia di sessant’anni ma ancora interessante, l'esibizione di Frankie accompagnato da una band ricchissima di ottoni si conclude con gli applausi scroscianti del pubblico che ha appena ascoltato l’esecuzione di un brano travolgente e immortale nato dopo anni di lavoro e sacrifici.

Il doveroso raduno finale concede gli ultimi primi piani dei quattro protagonisti che ci danno l’ultimissimo pensiero rivolto direttamente guardandoci negli occhi prima di intonare dopo tanti anni nuovamente insieme qualche successo immortale fra i quali spicca la stupenda “ Who loves you”.

Bravo Clintone stavolta hai fatto un lavorone e la colonna sonora la comprerò a brevissima scadenza.

                             Frankie Valli and The four seasons

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