Regia di Antoine Fuqua vedi scheda film
Due sono i momenti fondamentali nella vita di un uomo: l'uno è nella nostra nascita ,l'altro è nel capire il significato di essa .....Il neofilm di Antoine Fuqua introduce l'aforisma del saggio Twain come (pre) testo scenico del suo vendicatore.Ma il titolo italico non deve trarre inganno,"The Equalizer" piu' che di vendetta è una ricerca interiore d'un sè perduto,violento ed eccessivo,al servizio di un bieco giustizialismo.Bob McCall alias Denzel Washington è difatti un uomo dall'esistenza schematica ed ordinaria,di giorno dipendente di un grande magazzino,di notte l'insonnia lo porta nell'abituale tavola calda dove conosce la baby prostituta Alina-Teri.Un incontro provvidenziale che rispolvera in McCall un antica sensibilita' d'animo,sottolineata in dialoghi tra il retorico e letterario, dove gli echi di Hemingway coi vecchi lupi di mare sono oggetto filosofico verso una ragazza in cerca d'aiuto. Bob cerca di convincere Alina che se si vuole tutto puo' prestarsi alla necessita' di vivere in liberta' il proprio essere.Sfruttata dall'oligarchica mafia russa, la ragazza è vittima di un violento pestaggio che la riduce in fin di vita, McCall accorre cosi' al suo capezzale innescando un sensazionale e violento meccanismo a domino,una parabola schizofrenica dove l'uomo riallaccia i ponti con un passato misterioso.
"The equalizer" si presenta cosi' come un vigoroso pamplhet giustizialista,dove l' eroe "per caso" è da "rambesca" tradizione americana un essere indistruttibile ma dal cuore tenero.Il dolore provato dalla giovane Alina è il pretesto per esibire
una violenza manichea e sfrontata,stilizzata in ralenty "alla pupilla" e cristalizzata nel pragmatismo sincronizzato al secondo dall'osso duro Washington.L' americanizzazione è dunque dietro l'angolo, per un film adrenalinico nell' action,ma purtroppo superficiale nell'approfondire le vite dei personaggi.Pur creando il tema dell' eroe "romantico" d'altri tempi,il film non gratta molto sull'animo dei personaggi,non approfondendo il rapporto basilare tra la baby prostituta e l'eroe misterioso.La figura dell'algida Chloè Moritz rimane quasi marginale,ponendo in primo piano la violenta escalation del giustizialista Washington e chiudendo in fretta la tematica del rapporto umano.
Quello che balza negli occhi è il potere d'un azione ingegnosa,sottolineata ampiamente in confronti "all'arma bianca" dove il prode Washington risulta efficientissimo,la regia s'affida cosi' al carisma fisico d'un attore che nonostante l'eta' pensionabile risulta molto credibile in ruoli cosi' "fisici".E' interessante il confronto tra McCall e l'alter-ego russo Nicolay,un duro dalla pelle "geografica" come nella miglior tradizione dei mafiosi "soviet".Marton Csokas imprime un aura spietata ad un personaggio mai gratuito,efferato e "antisentimentale",anch'egli come McCall col fardello d'un passato pesante sulle spalle.
Il meccanismo della violenza è quasi un "senso d'appartenenza" a organismi come la "Cia" del quale McCall ne ha fatto parte in un remoto passato,un garantismo registico che rende pero' sterile tutto il resto,relegandone gli interessanti contorni all'ennesima saga da ruffianeria yankee,patriottica, spettacolare e sensazionalistica.E' ovvio che il pensiero va a film di spessore come "Training Day" o "Brooklyn Finest" dove faceva la differenza la discesa negl'inferi della societa' dei rappresentati dello stato.In "The Equalizer" Fuqua inverte la rotta portando il personaggio ad una "redenzione" che passa dallo stragismo violento.Quindi largo spazio a temi come "patria,giustizia e liberta' " propinati dall'esegeta Washington la cui cieca violenza s'abbatte "mattone dopo mattone" su poliziotti corrotti e ipertatuati emergumeni.Pur godendo dell'ingegno muscolare dei fotogrammi,(alcuni di alto livello registico) tutto il resto è parte di stilemi strautilizzati,e di un talento registico che da "Brooklyn Finest" in poi sembra essersi adagiato sugli allori d'un cinema "scontato" e facile,al soldo di palati che non chiedono altro che intrattenimento.
Quel che rimane di "The Equalizer" è uno stile pragmatico e perentorio,geniale nel riproporre scampoli di cinema muscolare "d'antan" ingegnoso ai massimi livelli,che si serve di articoli da giardinaggio come bombe ad orologeria.Ma tutto il resto è una formula scontata,d'un regista a corto idee che ricorre all' "oggetto" piu' che al "soggetto", facendoci rimpiangere il corrotto sbirro Alonzo di "The training day" col suo seguito d'ispanici e afro da ghetto sudicio,qui rimangono solo oligarchi e villain di Mosca trucidati facilmente (!) nelle loro dacie mentre si docciano...........Tutto il resto s'impagina nelle azioni di un "Uomo invisibile" la cui missione sembra essere ripartita.......
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